Il presidente dell'Istituto di statistica, Blangiardo: "Il dato del Pil per il 2022 è stato stimato al +3,9%"
“L’inflazione è uno dei grandi tempi del momento. Possiamo dire che nel 2023 avremo un’inflazione al 5,1%“. Lo ha affermato il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo. Si tratta in ogni caso “di un’ipotesi un po’ ottimistica”, che immagina che la crescita dei prezzi “si assesti a quelli che sono i livelli attuali”, ha aggiunto Blangiardo, per cui però “se le cose dovessero ulteriormente peggiorare, quei valori vengono superati al rialzo”. “Quindi è chiaro che il problema per quanto riguarda soprattutto le famiglie, magari anche le famiglie meno abbienti, si accentua ulteriormente. La crescita dei prezzi è un dato penalizzante soprattutto per le fasce più deboli“, ha sottolineato inoltre il presidente dell’Istat.
“Il dato del Pil per il 2022 è stato stimato al +3,9%, un buon risultato, superiore alle attese iniziali. Per quanto riguarda il 2023 la stima è invece dello 0,4%, dato che non ci pone dunque in recessione, ma che richiede che ci sia un controllo dell’elemento prezzi e la capacità di mantenere alti gli investimenti” ha affermato Blangiardo.”Se riusciamo a mantenere questi due vincoli, questo +0,4% tutto sommato vista la situazione può essere un risultato diciamo accettabile. Dobbiamo renderci conto che il momento è difficile e dunque già riuscire a essere positivi è un risultato di cui dobbiamo e possiamo accontentarci“, ha aggiunto il presidente dell’Istat.
Lavoro, ripresi bene da pandemia
“Dal punto di vista del lavoro, ci siamo ripresi bene dalla pandemia. L’effetto pandemia è stato riassorbito bene” ha proseguito Blangiardo. “C’è stata una variazione di 314mila unità a novembre 2022 rispetto al novembre 2021: sta diminuendo il lavoro indipendente e aumentando quello dipendente. Aumenta anche la componente part-time, anche se purtroppo, dobbiamo dirlo, una parte consistente di questo part-time è involontario”, ha concluso.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata