Peserà su quasi metà reddito di una famiglia, 1 su 4 teme di avere difficoltà a pagare regolarmente le rate nel 2023

Se si parla di Mutui, in questo momento – soprattutto con il via libera della Bce ad un ulteriore rialzo dei tassi di 50 punti base il fisso è una scelta più sicura, soprattutto considerando che la forbice tra fisso e variabile è sempre più sottile: la differenza a febbraio è di 11 bps a favore del variabile sulla migliore offerta (2,88% vs 2,99%) e di soli 6 bps sull’offerta media (3,58% vs 3,52%). Sono le analisi di MutuiOnline, che ha analizzato gli impatti sulle rate di un mutuo a tasso variabile in seguito a questo nuovo rialzo sul costo del denaro. “Rispetto a febbraio dello scorso anno la rata di un mutuo variabile da 140mila euro a 20 anni è aumentata, fino a questo momento, del 25,3% (da 625 euro a 783 euro), e per un mutuo da 250mila euro a 30 anni è cresciuta del 43,7% (da 793 euro a 1.139 euro). Con l’ulteriore aumento, la rata a 20 anni toccherà quota 819 euro e a 30 anni 1.212 euro, con un ulteriore aumento della rata rispettivamente del 4,6% e del 6,4% rispetto ad oggi”.

Non a caso infatti, secondo l’Osservatorio MutuiOnline, i primi due mesi del 2023 sono caratterizzati da un ritorno delle richieste a tasso fisso, grazie allo spread ridotto con il variabile, che ora rappresentano l’80,3% del mix (+34,3% rispetto al quarto trimestre 2022). Calano gli importi medi richiesti che ora si attestano sui 130.691 €, oltre 10.000 € in meno rispetto al pari periodo dello scorso anno. Rimane molto alto per il terzo trimestre di fila il reddito medio dei richiedenti, pari a 2.760 €, ben 540 € in più rispetto al pari periodo dello scorso anno. Infine, si nota un leggero incremento del 9,5% delle richieste di under 36, grazie all’estensione della normativa sui Mutui giovani, che però non sta avendo lo stesso effetto che ebbe a maggio 2021 probabilmente a causa del differente contesto economico.”Nel contesto attuale con i tassi fissi allo stesso livello dei variabili continuiamo a vedere un forte interesse verso le richieste di surroga, che sono aumentate a partire dall’ultimo trimestre 2022 e che per l’85% sono da tasso variabile a tasso fisso”, spiega Alessio Santarelli, direttore Generale della Divisione Broking di Gruppo MutuiOnline e Ad di MutuiOnline. “Oggi il fisso è una scelta ovvia sia per i nuovi mutuatari, sia per chi vuole mettersi al riparo dal continuo aumento delle rate. La Legge di Bilancio ha reintrodotto anche la possibilità di trasformare i Mutui a tasso variabili in tasso fisso con la propria banca, a delle condizioni prestabilite. Questa norma però – osserva Santarelli – non sembra decollare: gli istituiti di credito ci dicono che stanno ricevendo molte richieste di informazioni ma poche richieste effettive, forse perché i clienti non rispettano i requisiti previsti (mutuo iniziale sotto i 200 mila euro, Isee sotto i 35 mila euro e nessuna insolvenza o ritardo nei pagamenti) o forse perché l’offerta disegnata con i criteri del decreto non è 2 competitiva in quanto i mutuatari devono trasferire le condizioni di spread di Mutui a tasso variabile contratti quando gli Euribor erano negativi a Mutui a tasso fisso, condizioni spesso meno competitive rispetto a quanto si trova oggi sul mercato con una normale surroga. Per tutti questi clienti le surroghe sono sicuramente un’opzione da considerare”.

Ora rata a 30 anni peserà su quasi metà reddito di una famiglia

Il nuovo rialzo dei tassi deciso dalla Bce porterà ad un inevitabile aumento delle rate dei Mutui, soprattutto di quelli a tasso variabile, con un pesante impatto sul reddito medio di una famiglia italiana (pari a circa 33.000 euro netti all’anno): “se a febbraio 2022 la rata del mutuo a 20 anni pesava il 22% del reddito mensile, con l’aumento raggiungerà il 30% del reddito mensile. Ancora più alto l’aumento della rata del mutuo a 30 anni, che passa dal 20% al 40% del reddito mensile“. Sono le analisi di MutuiOnline, che ha analizzato gli impatti sulle rate di un mutuo a tasso variabile in seguito a questo nuovo rialzo sul costo del denaro. 

1 famiglia su 4 teme difficoltà a pagare rate in 2023

Una famiglia su quattro teme di avere difficoltà a pagare regolarmente le rate del mutuo nel prossimo anno, complice una situazione economica complessiva che desta preoccupazioni. È quanto emerge dall’indagine condotta da Nomisma e presentata oggi in occasione dell’evento “SalvaLaTuaCasa – Un’alternativa etica e sostenibile alla liquidazione controllata” organizzato da Esdebitami Retake, società benefit operante nel settore creditizio che, grazie a un servizio di consulenza specialistico in materia di soluzioni stragiudiziali alle crisi da sovraindebitamento, affianca famiglie, lavoratori e imprese in difficoltà e li aiuta a superare problemi di sostenibilità delle rate dei finanziamenti. Nonostante i dati relativi all’occupazione registrino il valore più alto da giugno 2019 (23,2 milioni di persone occupate nel 2023), le famiglie italiane si trovano a fare i conti con un costo della vita sempre più alto: a causa della diminuzione del loro potere di acquisto (inflazione e caro tassi) e per fare fronte alle spese necessarie, molte di esse dichiarano di attingere ai propri risparmi per mantenere gli standard di consumo a cui sono abituate. Inoltre, spesso sono costrette a ridurre le spese per acquisti e attività considerate superflue: il 29% evidenzia di aver diminuito in modo significativo le spese per il tempo libero, il 27% quelle per le attività culturali e il 21% per lo sport. Uno scenario, questo, inasprito anche dall’impennata dell’inflazione e dei costi dell’energia che hanno fatto crescere il timore di 3 famiglie su 10 di non arrivare alla fine del mese e di non riuscire ad accantonare una parte di reddito come risparmio anche per far fronte a future esigenze.

La survey Nomisma evidenzia come il 65% delle famiglie si sia sentito abbastanza o molto preoccupato nell’ultimo anno, mentre il 53% si è trovato a gestire situazioni di ansia. La difficile congiuntura accresce inevitabilmente anche le difficoltà delle famiglie nel far fronte regolarmente al rimborso delle rate. Nello specifico, il 4% dei nuclei intervistati ha dichiarato di avere accumulato ritardi seppur lievi, mentre il 13% è riuscito a pagare le rate mensili con qualche difficoltà, ad esempio comprimendo altre voci di spesa. Al riguardo va ricordato come al pagamento del mutuo per l’abitazione si sommano anche le rate di altri finanziamenti sostenuti per l’acquisto a rate di beni e servizi, quali automobili o elettrodomestici, prestiti di liquidità, apertura di credito in conto corrente o prestiti con carta di credito revolving che coinvolgono all’incirca la metà delle famiglie italiane. “In questa fase non favorevole del ciclo economico, in cui le famiglie italiane perdono potere d’acquisto a causa dell’inflazione e dell’aumento del costo delle rate dei Mutui (+50% in soli 3 trimestri) e dopo un periodo di crisi dettato dalla pandemia, tutelare il diritto all’abitazione deve essere una priorità. Ci sono tante, troppe famiglie meritevoli che hanno visto peggiorare la propria situazione economica e che ora potrebbero trovarsi in difficoltà, pur avendo intenzione di rispettare gli impegni finanziari assunti”, sottolinea Luigi Ursino, Presidente di Esdebitami Retake. “Fino ad oggi abbiamo assistito gratuitamente oltre 30mila famiglie e ricevuto oltre 3.000 mandati per un volume totale di debiti da trattare superiore a 100 milioni di euro. Quello che facciamo in concreto è mettere a disposizione le nostre competenze ed esperienze per aiutare concretamente i clienti a risolvere i problemi di debito, in modo che possano essere nuovamente inclusi nel circuito del credito. In particolare, con il servizio SalvaLaTuaCasa interveniamo in aiuto di chi non è stato più in grado di pagare le rate del mutuo e quindi rischia che il suo immobile venga svenduto in asta”. 

 In caso di difficoltà economiche, le famiglie cercano la solidarietà in primis della propria rete familiare e amicale (nel 76% dei casi) ma si rivolgono anche a operatori finanziari (37%), enti comunali e istituzioni (27%), realtà di volontariato (25%) e alla propria realtà lavorativa (8%). Nel complesso, il 36% degli intervistati è concorde nel dire che la situazione economica della propria famiglia è lievemente peggiorata nell’ultimo anno, mentre per il 9% è nettamente peggiorata. Anche guardando al futuro, in questa fase di grande incertezza e complessità gli italiani non sembrano particolarmente fiduciosi tanto che il 35% prevede una situazione economica in ulteriore peggioramento. Alla luce di questo, il 21% degli intervistati ritiene con ogni probabilità di potersi trovare in difficoltà nei prossimi 12 mesi nel rimborsare la rata del mutuo, e per il 3% questa è una cosa certa. L’indagine condotta da Nomisma ha offerto anche una fotografia del mercato dei Mutui evidenziando come in questa fase gli strumenti a supporto della liquidità delle famiglie abbiano svolto un ruolo di fondamentale importanza. Negli ultimi anni, ad una rischiosità estremamente limitata generata da valori eccezionalmente bassi dell’Euribor nonché da politiche di erogazione finalizzate a contenere il pericolo di sovraindebitamento si sono aggiunte le moratorie emanate nel periodo pandemico di cui hanno usufruito quasi 1,5 milioni di famiglie. “Tradizionalmente le famiglie italiane tendono ad adottare comportamenti cauti e virtuosi, evitando di assumere eccessivi impegni finanziari nel momento in cui temono di non riuscire a rispettarli regolarmente. In questa fase di perduranti difficoltà, se non interverranno altre misure a supporto delle famiglie”, spiega Luca Dondi, ad di Nomisma. “L’impennata dell’Euribor verificatasi a partire dal 2022 sarà foriera di un inevitabile peggioramento della rischiosità del credito e le famiglie che hanno beneficiato della misura potrebbero trovarsi in grande difficoltà nel riprendere il regolare pagamento delle rate perché la loro capacità di sostenere gli oneri del debito dipende dalle condizioni generali dell’economia e dal recupero del reddito individuale”. 

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