Ulitmo bollettino economico della Bce: "Crescita anche nel secondo trimestre, pressioni sui prezzi restano intense"

Nel primo trimestre del 2023 il Pil in termini reali dell’area è cresciuto dello 0,1 per cento. Il calo dei prezzi dell’energia, l’allentamento delle strozzature dal lato dell’offerta e le misure di bilancio a favore di famiglie e imprese hanno contribuito alla tenuta dell’economia. Al tempo stesso, è probabile che la domanda interna privata, soprattutto per i consumi, sia rimasta debole. La fiducia delle imprese e dei consumatori è migliorata costantemente negli ultimi mesi, pur restando inferiore ai livelli precedenti la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il suo popolo. Lo riporta la Bce nel suo ultimo bollettino economico. Il settore manifatturiero sta smaltendo gli ordini arretrati, tuttavia le sue prospettive sono in peggioramento. Nel contempo, il settore dei servizi sta registrando una crescita più forte, soprattutto in seguito alla riapertura dell’economia. I redditi delle famiglie stanno beneficiando del vigore del mercato del lavoro e il tasso di disoccupazione ha toccato un nuovo minimo storico. Con il graduale attenuarsi della crisi energetica i governi dovrebbero ritirare le relative misure di sostegno tempestivamente e in maniera concordata per evitare di spingere al rialzo le pressioni inflazionistiche di medio termine, rendendo necessaria una risposta di politica monetaria più risoluta. Le politiche di bilancio dovrebbero essere orientate a rendere l’economia più produttiva e a ridurre gradualmente l’elevato debito pubblico.

Le politiche volte a migliorare la capacità di approvvigionamento dell’area dell’euro, soprattutto nel settore energetico, potrebbero inoltre contribuire a ridurre le spinte sui prezzi nel medio periodo. I rischi al ribasso per le prospettive di crescita sono collegati alle rinnovate e persistenti tensioni nei mercati finanziari, nonché alla guerra russa contro l’Ucraina. Tuttavia un durevole riassorbimento dei passati shock avversi dal lato dell’offerta, unitamente a una protratta tenuta del mercato del lavoro potrebbero determinare una crescita maggiore del previsto. 

In II trimestre crescita positiva ma moderata

 I dati che finora sono stati resi disponibili segnalano per il secondo trimestre del 2023 la prosecuzione di una crescita positiva, anche se moderata.Lo riporta la Bce nel suo ultimo bollettino economico. Ad aprile 2023 l’indice composito dei responsabili degli acquisti, (Purchasing Managers’ Index, PMI) relativo al prodotto dell’area dell’euro si è collocato a 54,4, al di sopra della media del primo trimestre, pari a 52,0, e in linea con un livello del prodotto in espansione. Tale aumento è stato determinato esclusivamente dall’indicatore relativo alle imprese nel settore dei servizi, che ora si colloca ben al di sopra della soglia di crescita nulla di 50, beneficiando della protratta riapertura dell’economia. Pur essendo sostenuto da ordinativi solidi, il Pmi relativo al prodotto del settore manifatturiero è sceso sotto soglia 50, in parte a causa degli effetti avversi degli scioperi in Francia, dove l’indicatore ha toccato il livello più basso da maggio 2020. Un quadro sostanzialmente analogo è tracciato dall’indice del clima economico (economic sentiment indicator, ESI) della Commissione europea.Nell’ultima indagine presso i previsori professionali (Survey of Professional Forecasters, SPF) della Bce, condotta a inizio aprile, gli intervistati hanno previsto una crescita modesta ma positiva nel secondo trimestre del 2023, seguita da una lieve accelerazione nel trimestre successivo. Con il lento attenuarsi degli effetti avversi dell’invasione russa in Ucraina, legati all’alta inflazione, all’incertezza elevata e alla debolezza della domanda estera, è atteso un graduale recupero grazie alla tenuta del mercato del lavoro e a un ulteriore allentamento delle condizioni dal lato dell’offerta. 

Inflazione, pressioni su prezzi restano intense

Secondo la stima preliminare dell’Eurostat, l’inflazione si è collocata al 7,0 per cento ad aprile, dopo essere diminuita dall’8,5 per cento di febbraio al 6,9 per cento di marzo. Benché gli effetti base abbiano indotto un certo incremento del tasso di inflazione dei beni energetici, dal -0,9 per cento di marzo al 2,5 per cento di aprile, questo è di gran lunga inferiore ai livelli registrati dopo l’inizio della guerra russa contro l’Ucraina. L’inflazione dei beni alimentari rimane tuttavia elevata, al 13,6 per cento ad aprile dopo il 15,5 per cento di marzo.Le pressioni sui prezzi restano intense. Lo riporta la Bce nel suo ultimo bollettino economico. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si è collocata al 5,6 per cento ad aprile, tornando sul livello di febbraio e in lieve calo rispetto a marzo. L’inflazione dei beni industriali non energetici ha segnato il 6,2 per cento ad aprile, in calo rispetto al 6,6 per cento di marzo, quando si è ridotta per la prima volta dopo diversi mesi. L’inflazione dei servizi è però aumentata passando dal 5,1 per cento di marzo al 5,2 di aprile. L’inflazione seguita a essere alimentata dalla graduale trasmissione dei passati aumenti dei costi energetici e dalle strozzature dal lato dell’offerta. Per i servizi, in particolare, continua a essere spinta al rialzo anche dalla domanda repressa susseguente alla riapertura delle attività economiche e dall’incremento delle retribuzioni. Le informazioni disponibili fino a marzo suggeriscono che gli indicatori dell’inflazione di fondo rimangono elevati.

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