La Commissione europea ribadisce la posizione che è alla base della recente direttiva sul salario minimo: per Bruxelles non è lo strumento ma il risultato che bisogna raggiungere
La nuova direttiva Ue non obbliga gli Stati a “introdurre salari minimi legali né fissa un livello salariale minimo comune” perché “la protezione del salario minimo può essere fornita anche attraverso contratti collettivi” ma “in tali casi, il progresso è essenziale per raggiungere livelli più elevati di copertura della contrattazione collettiva e garantire così la protezione del salario minimo al maggior numero possibile di lavoratori”. La Commissione europea ribadisce la posizione che è alla base della recente direttiva sul salario minimo, approvata lo scorso ottobre e che l’Italia dovrà recepire entro novembre 2024. Per Bruxelles, insomma, non è lo strumento ma il risultato che bisogna raggiungere. Anche se 22 paesi su 27 hanno una soglia minima oraria e mensile sotto la quale non si può essere pagati, la direttiva Ue punta a promuovere la contrattazione collettiva affinché copra almeno l’80 dei lavoratori. Una quota che l’Italia ha raggiunto da tempo ma che lascia scoperti tutti quei lavoratori – quasi 3 milioni – la cui paga va sotto i livelli dignitosi.
“Tutti gli Stati membri – spiega la Commissione europea – compresi quelli con tutela del salario minimo garantita esclusivamente da contratti collettivi, come avviene attualmente in Italia, dovranno adottare misure per facilitare l’esercizio del diritto alla contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari e aumentare ulteriormente la copertura della contrattazione collettiva, in particolare sostenendo la capacità delle parti sociali, incoraggiando trattative costruttive, significative e informate sui salari, proteggendo i lavoratori e i rappresentanti sindacali contro eventuali conseguenze negative della loro partecipazione alla contrattazione collettiva sui salari e tutelando i sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro contro qualsiasi atto di interferenza reciproca”. Anche il presidente del Comitato economico e sociale europeo (Cese), Oliver Röpke, ex direttore dell’ufficio di Bruxelles della Confederazione austriaca dei sindacati, non chiude al salario minimo ma insiste sull’ampliamento della contrattazione per arrivare a salari equi e dignitosi. “Mentre l’introduzione di salari minimi può essere una misura efficace (ad esempio in Germania), credo fermamente nel potere della contrattazione collettiva!”, sottolinea. “L’Ue e i suoi Stati membri dovrebbero fare tutto il possibile per sostenere le parti sociali e i processi tripartiti, rafforzando solide relazioni industriali e accordi collettivi che assicurino salari adeguati”.
Dopo la reazione delle opposizioni alla luce dell’incontro a Palazzo Chigi, la premier Giorgia Meloni spiega la sua posizione in un’intervista pubblicata sui principali giornali: “Io non mando la palla in tribuna – afferma la presidente -. Ho presentato una proposta precisa dando al Cnel 60 giorni prima della legge di Bilancio per fare una proposta complessiva di lotta al lavoro povero, che magari per alcune categorie può prevedere anche il tema del salario minimo”. Cita le opposizioni la premier, affermando che anche “loro ti dicono ‘siamo consapevoli che il salario minimo non risolve il problema del lavoro povero, ma vogliamo andare avanti con la raccolta di firme’. A me viene il dubbio – aggiunge – su chi voglia davvero combattere il lavoro povero. Io il mandato al Cnel lo do lo stesso, poi vediamo cosa esce”. C’è poi il tema di un fondo per gli imprenditori che dovranno aumentare i salari, su cui però le opposizioni non indicano le coperture, fa notare Meloni. Le imprese hanno iniziato a fare i conti dei costi: Unimpresa, la confederazione che rappresenta circa 100mila Pmi, ha stimato che il costo totale della misura per le aziende possa essere di 6,7 miliardi. “Fissando la soglia del salario minimo legale a 9 euro lordi l’ora – si legge in uno studio – il livello retributivo italiano diverrebbe uno dei più elevati fra i Paesi membri, con potenziali gravi ripercussioni e costi assai elevati: i lavoratori coinvolti nell’incremento salariale risulterebbero, infatti, pari a 2,9 milioni, con un aumento retributivo medio annuo di 1.073 euro, con un incremento complessivo del valore di 3,2 miliardi”. Intanto le opposizioni si dicono soddisfatte per la raccolta firme che per ora è partita online e che proseguirà nelle piazze. Da ieri c’è stato un record di accessi che ha mandato in tilt il sistema e un’adesione che ha già superato le 100mila firme.
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