L'amministratore delegato Nicola Monti: "Siamo di fronte a una rivoluzione tecnologica ed energetica"
Lo Studio ha identificato 3 mega trend che impatteranno sullo sviluppo della Società fino al 2050: le dinamiche geopolitiche ed economiche globali, la demografia e l’evoluzione tecnologica. La tendenza più evidente legata all’attuale contesto geopolitico riguarda la nuova bipolarizzazione in atto nel sistema internazionale tra blocco occidentale e blocco sino/russo, completata da un eterogeneo gruppo di Paesi che prediligono partnership a ‘geometria variabile’ e multidimensionali a seconda degli interessi strategici di volta in volta in gioco. A sua volta, l’evoluzione del sistema internazionale comporta anche una riorganizzazione delle catene globali del valore, a partire dai settori industriali ritenuti strategici e ad alta intensità tecnologica. La tendenza in atto, dunque, appare la ridefinizione degli scambi internazionali all’interno di una globalizzazione frammentata e divisa tra aree geografiche di competenza.
In parallelo, il contesto demografico vede la combinazione di due diversi fattori: da un lato è visibile un forte cambiamento nei pesi demografici delle diverse regioni del mondo. In particolare, il peso dell’Europa sulla popolazione globale dovrebbe raggiungere il 7% al 2050, in calo di 13 punti percentuali rispetto al 1960 e di 2 punti percentuali rispetto al 2022. Nelle economie mature lo scenario demografico implica anche l’invecchiamento della popolazione: in Italia la popolazione over-65 è oggi il 23,5% del totale e potrebbe salire fino al 34,9% del totale al 2050. La terza macro-tendenza identificata nello Studio riguarda l’accelerazione tecnologica legata, in primis, al sempre più pervasivo processo di digitalizzazione. Nel periodo più recente l’accelerazione tecnologica è stata associata allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa: ChatGPT è stata l’app che ha raggiunto più rapidamente i 100 milioni di utenti mensili, impiegando solo 2 mesi. Lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale è divenuto quindi un tema centrale nello scenario competitivo internazionale con tutti i maggiori Paesi impegnati a ottenere un vantaggio competitivo dalla sua applicazione.
Un ulteriore aspetto centrale che emerge dallo Studio riguarda la necessità di accelerare i tempi della transizione mantenendo forte l’attenzione su comunità, territorio e sistema pubblico. L’urgenza di agire per ridurre la distanza tra il futuro desiderato e il futuro realisticamente prospettato si traduce nei giovani in impegno e senso di responsabilità verso la comunità e il territorio: 3 giovani su 4 vedono nel ruolo del sistema pubblico (scuola e Istituzioni) un pilastro di riferimento per affrontare i prossimi anni. In parallelo, anche le imprese stanno affrontando il cambiamento: quasi 1 azienda su 2 sta già portando avanti piani per declinare la transizione ecologica, anche se un maggiore impegno politico e supporto istituzionale per la transizione è richiesto da 4 imprese italiane su 10. La tecnologia ha ovviamente un ruolo chiave in questo processo di cambiamento: per oltre 7 giovani su 10 il digitale è parte integrante della quotidianità ed è un potente strumento di interazione sociale. Per guidare il cambiamento verso la ‘Società 5.0’ – che mette al centro il benessere dell’uomo tramite la convergenza tecnologica – occorre però un potenziamento del sistema educativo (per quasi 2 giovani su 3), con una maggiore focalizzazione sui temi di etica, tecnologia e sostenibilità oltre che sulle competenze tecniche (citate da quasi un’azienda su 2), necessarie a cogliere appieno le opportunità della transizione tecnologica.
“La necessità di perseguire obiettivi di sostenibilità e inclusività rende l’energia un fattore chiave per realizzare un futuro equo e rispettoso dell’ambiente: è sufficiente pensare che tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dalle Nazioni Unite, 6 su 17 (e 28 target) sono direttamente impattati dall’energia – ha sottolineato Nicola Monti – Questo ruolo cruciale non farà che intensificarsi grazie alle frontiere aperte dalla ricerca, dall’innovazione e dagli investimenti: già oggi, infatti, l’energia è il primo settore economico a livello europeo e italiano per intensità degli investimenti (39% del valore aggiunto del settore in entrambi i casi, per un valore complessivo di 90 miliardi dell’Unione Europea)”.
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