Dal governo la volontà di intervenire per preservare la misura per i soli redditi bassi

Il superbonus “doveva finire presto, il fatto che sia andato avanti, sia cresciuto così con meccanismi un po’ strani lo abbiamo detto noi, lo ha detto l’ufficio del Bilancio”. A dirlo è il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che interrogato sulla misura durante un evento dell’Ispi non può far altro che ribadire che “ci sono stati interventi necessari durante la pandemia ma sono temporanei“. Del resto l’ultimo conto dell’Enea è arrivato oggi: al 31 agosto di quest’anno sono stati ammessi a detrazione 85 miliardi di euro, su un totale di 86,3. Una cifra enorme, soprattutto se si considera che l’onere per lo Stato è di 76,1 miliardi. Soldi che, dal 2020 a oggi, sono stati spesi per 73.837 condomini, 236.473 edifici unifamiliari, 115.035 unità indipendenti e addirittura 6 castelli.

Il ‘mal di pancia’ di Giorgetti

Un conto che oggi pesa sulla politica economica del governo, causando “mal di pancia” al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Anche perché “la cena l’hanno già mangiata tutti e noi siamo chiamati a pagare il conto”. Del resto l’alert, come ricordava Visco, è stato lanciato più o meno da subito. Nell’audizione sul decreto Rilancio davanti alle commissioni parlamentari già il 27 maggio 2020 l’ufficio parlamentare di Bilancio segnalava che “occorre segnalare il possibile utilizzo della misura a fini elusivi o speculativi e soprattuto “con riferimento agli effetti finanziari, si segnala un rischio di sottostima degli oneri ai fini dell’indebitamento netto. Ove i crediti di imposta ceduti e utilizzati in compensazione fossero classificati come “pagabili”, il relativo importo impatterebbe interamente sull’indebitamento netto nel biennio 2021-22, anziché essere distribuito nel tempo sulla base delle rate di fruibilità del credito”. Un problema che con la proroga della misura pesa tuttora, e il governo italiano aspetta dall’Eurostat una risposta sulla contabilizzazione di quei crediti che potrebbe far schizzare di molto il deficit.

Il superbonus e la manovra

Intanto, si lavora alla manovra. Nell’uscita dalla misura il governo Meloni aveva prorogato con determinate condizioni il superbonus al 90%, lasciando la detrazione al 110% solo per i condomini che avevano approvato i lavori e presentato la Cila entro novembre del 2022. Condomini che ora rischiano di trovarsi con i lavori avviati e senza più possibilità di detrarre le spese: una situazione che, denunciava ieri a LaPresse l’Anaci – l’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali Immobiliari – rischia di diventare “un problema sociale non indifferente che colpirà prevalentemente i fragili”. Tema che comunque il governo ha ben presente: “C’è la volontà di intervenire, ma solo per i redditi bassi. Le soluzioni tecniche sono ancora da trovare”, assicurava al Corriere della Sera il sottosegretario al Mef, Federico Freni. Un’ipotesi, su cui i tecnici di via XX settembre sono al lavoro per verificarne l’impatto, è quella di prorogare fino al 31 marzo 2024 la misura per i condomini che hanno raggiunto una certa soglia di avanzamento per i lavori, riducendo però la detrazione tra il 60 e il 70%.

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