Passato a maggioranza nella votazione. Esecutivo orientato al rinvio in Commissione Lavoro alla Camera

L’assemblea del Cnel, secondo quanto si apprende, ha approvato a maggioranza il documento contenente le proposte sul salario minimo legale da consegnare al Governo. Il testo individua nella contrattazione collettiva la via più efficace per alzare i salari. Tra gli altri la Cgil, come fatto in commissione, secondo quanto riferito, ha votato contro. No anche dalla Uil e dall’Usb.

Ok a documento Cnel con 15 voti contrari 

L’Assemblea del Cnel, nella seduta che si è svolta questa mattina a Villa Lubin con la partecipazione della pressoché totalità dei consiglieri (62 su 64), ha approvato il documento finale sul lavoro povero e il salario minimo. Il via libera al testo è giunto a larga maggioranza, con 15 voti contrari. È quanto comunica il Cnel. 

Cnel: “Sì a tariffa minima con contrattazione per lavori fragili”

“Il lavoro povero riguarda in modo più accentuato lavoratori temporanei, parasubordinati, lavoratori fittiziamente autonomi, lavoratori occasionali, stagisti, lavoratori con mansioni discontinue o di semplice attesa o custodia e lavoratori a tempo parziale involontario. È per questi lavoratori che si può immaginare di introdurre una tariffa tramite contrattazione, eventualmente sostenuta da una adeguata normativa di sostegno, parametrata sugli indicatori della direttiva europea o comunque interventi legislativi ad hoc funzionali a incrementare il numero di ore lavorate nell’arco dell’anno”. È quanto si legge tra le proposte su salario minimo e lavoro povero approvate dall’assemblea del Cnel. 

Verso rinvio in commissione Lavoro alla Camera 

Tornare in commissione Lavoro alla Camera per approfondire il documento finale approvato oggi dall’Assemblea del Cnel sul lavoro povero e il salario minimo. Sarebbe questo l’orientamento della maggioranza, secondo quanto si apprende, in vista della prossima settimana. Mercoledì infatti è in calendario nell’Aula di Montecitorio la discussione del ddl sul Salario minimo. Un rinvio in commissione, viene spiegato, permetterebbe di esaminare il documento che oggi stesso il presidente del Cnel, Renato Brunetta, consegnerà alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. 

Brunetta: “Tema come fiumi carsici, in 60 giorni ok importante”

Il tema salario minimo è un tema che come i fiumi carsici ogni tanto sale alla superficie, poi sparisce e poi ritorna“. Lo dice Renato Brunetta, presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel), in conferenza stampa sugli esiti dell’Assemblea su lavoro povero e salario minimo sottolineando che “in 60 giorni” si è arrivati “a produrre un testo importante, approvato oggi a larga maggioranza dall’Assemblea”. 

“L’11 agosto il presidente Meloni ha chiesto al Cnel se eravamo in grado, entro 60 giorni, di redigere un testo di osservazioni e proposte, un testo di Assemblea, sul salario minimo per darle al governo e al Parlamento” e “in maniera un po’ spericolata, rispetto ai tempi, dico di sì ai 60 giorni e questi partono il giorno dopo, il 12 agosto”, continua Brunetta sottolineando che “abbiamo predisposto un testo” e “celebrato il passaggio dalla decima all’undecisma consiliatura”. 

Pd: “Cnel diviso, governo si assuma responsabilità”

Il Cnel approva il suo documento con un voto diviso e divisivo. Non sono stati neppure accettati gli emendamenti dei cinque consiglieri esperti che sottolineavano una verità storicamente incontrovertibile, in linea con la proposta della direttiva Ue, e cioè la piena compatibilità tra salario minimo e contrattazione, e proponevano, come ipotesi di mediazione, l’introduzione sperimentale di un salario minimo, limitata nel tempo e nel campo di applicazione”. Lo dichiara in una nota Maria Cecilia Guerra responsabile lavoro del Partito Democratico.

“Purtroppo – aggiunge – avevamo ragione noi, ad agosto, quando non avevamo condiviso l’iniziativa della Presidente Meloni di affidare al Cnel il compito di formulare proposte sul tema, in supplenza di maggioranza e governo ancora silenti da troppi mesi”. “La prossima settimana la palla torna in Palamento, ed è lì – afferma Guerra – che maggioranza e governo devono assumersi la responsabilità di negare il salario minimo, di 9 euro lorde all’ora, a 3 milioni e mezzo di lavoratori, poveri perché sfruttati. Senza ulteriori colpevoli rimpalli e rimandi”.

M5S: “Basta melina indegna, sceneggiata su pelle lavoratori” 

“Come volevasi dimostrare: il Cnel ultima il ‘lavoro sporco’ che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva iniziato, e dice no a una misura di civiltà come il Salario minimo approvando un testo i cui presupposti sono tragicomici. In base alle indiscrezioni ora la maggioranza vorrebbe anche andare avanti con il rinvio in Commissione del Salario minimo: una melina indegna. Una sceneggiata sulla pelle dei lavoratori sottopagati, con la premier che si è voluta nascondere dietro a Renato Brunetta per evitare di dover dire ai lavoratori che a suo giudizio non è giusto che tutti prendano 9 euro lordi l’ora. L’investitura del Cnel da parte del governo Meloni a organismo indipendente fonte di elaborazione legislativa uguale e contraria a quella della Camera dei Deputati, rappresenta una grave forzatura ai danni del Parlamento e delle sue prerogative. Non solo. Il Cnel ha respinto persino la timida – e per noi comunque irricevibile – proposta di sperimentazione che cinque componenti della squadra di esperti avevano formulato. Non è un caso che anche nel voto finale di oggi, il testo sia stato licenziato con la bellezza di 15 voti contrari. Il Centrodestra, che parla in loop della centralità della contrattazione collettiva, da noi mai messa in dubbio, non si è neanche reso conto che due sigle sindacali come Cgil e Uil si sono opposte in questi giorni ai pareri del Cnel. Siamo oggettivamente dinanzi a una delle pagine più indegne della storia italiana delle politiche del lavoro. Il nostro pensiero in questo momento va a tutti quegli italiani che si spaccano la schiena per stipendi inaccettabili la nostra battaglia andrà avanti”. Così in una nota i deputati M5S in commissione Lavoro alla Camera, Valentina Barzotti, Davide Aiello, Dario Carotenuto e Riccardo Tucci.

Calenda: “Cnel spaccato, evitiamo scontro parlamentare”

Il Cnel si è spaccato sul salario minimo. Ora tocca a Giorgia Meloni dire una parola sulla posizione del Governo e su come affrontare il problema del lavoro povero. Ci eravamo incontrati l’11 agosto con la promessa di una risposta entro sessanta giorni. Ora è tempo di sciogliere questo nodo. Evitiamo se possibile uno scontro parlamentare. Ce lo chiedono 3,5 milioni di lavoratori”. Lo scrive su X il leader di Azione, Carlo Calenda

Cgil: “Contrattazione e minimo orario devono convivere”

“La richiesta formulata al Cnel dal Presidente del Consiglio, per come avvenuta, si è configurata come il tentativo politico di attribuire al Consiglio la responsabilità di una scelta che compete al Governo e, così facendo, nella sostanza se non nella forma, gli si attribuisce una funzione impropria”. Così la Cgil nazionale al termine dell’Assemblea del Cnel che ha approvato il documento finale sul lavoro povero e salario minimo.

“Non è procedendo a colpi di maggioranza che se ne valorizza la funzione. Chiunque abbia questa idea – prosegue la Confederazione – fa un cattivo servizio all’istituzione. E appaiono perciò fuori luogo i ringraziamenti a chi, come il Presidente del Consiglio, ha operato questa forzatura che non fa altro che scaricare le proprie responsabilità politiche su altri”.

“Il documento – ricorda la Cgil – è stato approvato a maggioranza da 39 consiglieri su 64. Ma in quella sede i voti si contano e si pesano, non a caso sulla sua attuale composizione pendono ricorsi contro le scelte relative alla composizione dell’Assemblea, compiute per penalizzare la reale rappresentanza delle parti sociali”.

Secondo il sindacato di corso d’Italia: “Nel merito, il documento approvato è orientato a considerare un intervento normativo come potenzialmente dannoso per la contrattazione, valutazione contraddetta anche dalle Istituzioni internazionali. Riteniamo sbagliata la valutazione che viene fatta del presunto impatto sul sistema economico e produttivo dell’introduzione del salario minimo: non si può far passare l’idea che solo aumentando la produttività possono crescere i salari”.

“Abbiamo invece apprezzato il lavoro fatto sugli emendamenti, in particolare – spiega la Confederazione – quello realizzato da cinque esperti indicati dalla Presidenza della Repubblica, perché nei loro interventi hanno reso evidente che la contrattazione può non essere vista in alternativa all’introduzione di un salario minimo legale o a qualunque intervento di tipo legislativo in materia. La via tradizionale si può coniugare con un’innovazione, soprattutto alla luce di una riflessione che dobbiamo fare sulla capacità della contrattazione di rispondere alle emergenze salariali di questa fase storica”.

“La nostra contrarietà non è frutto di alcuna pregiudiziale, ma – prosegue la Cgil – deriva da un’altra idea: riteniamo giusto che si risponda all’emergenza salariale e ai problemi della contrattazione attraverso una legge sulla rappresentanza che consenta il pronunciamento vincolante dei lavoratori, una validazione erga omnes dei contratti stipulati dalle organizzazioni più rappresentative e contempli anche – conclude la Confederazione – la definizione di una soglia minima oraria di salario al di sotto della quale neanche la contrattazione possa andare”.

Brunetta a p.Chigi per consegnare documento Cnel a Meloni

Il presidente del Cnel, Renato Brunetta, si è recato a Palazzo Chigi per consegnare alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il documento sul lavoro povero e il salario minimo approvato questa mattina dall’Assemblea.

Fonti Cnel, no ‘delitti perfetti’, parere rispetta ruolo Carta 

“Nei commenti politici sul documento approvato oggi dal Cnel in tema di lavoro povero e salario minimo c’è chi dimentica come sia la Costituzione italiana, all’articolo 99, ad affidare al Cnel il compito di fornire pareri e proposte al Governo e al Parlamento. Nessun ‘delitto perfetto’, quindi, come afferma l’on. Conte, ma la libera e democratica espressione delle parti sociali nello svolgimento delle proprie funzioni istituzionali”. Lo evidenziano fonti del Cnel. 

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