Studio Fipe-Comieco. Solo il 30% degli intervistati conosce l’iniziativa ma ben il 92% si dichiara favorevole

Solo il 15,5% degli italiani porta a casa il cibo non consumato durante un pranzo o una cena al ristorante, eppure la quasi totalità dei ristoratori (91,8%) è attrezzata per consentirlo. Una percentuale che scende all’11,8% se si considera, invece, il vino. Sono questi alcuni dei dati presentati oggi durante la conferenza stampa organizzata da FIPE-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi, e Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base cellulosica), dal titolo ‘Spreco alimentare: al ristorante la Doggy bag si chiama rimpiattino’. 

E perché i clienti non adottano tale comportamento? Secondo un ristoratore su due per imbarazzo a cui seguono scomodità (19,5%) ed indifferenza (18,3%). Eppure non sono pochi i ristoratori (43%) che tentano di superare l’imbarazzo dei clienti comunicando che si ha la possibilità di portarsi via cibo e vino non consumati. Poi c’è un 34% che lo fa raramente e il restante 23% mai. La ristorazione afferma di essere pienamente attrezzata per gestire l’asporto con contenitori adatti ala conservazione di prodotti alimentari. Si tratta per lo più delle classiche vaschette in alluminio per alimenti.

Solo il 30% degli intervistati conosce l’iniziativa sulla Doggy bag promossa da Fipe e Comieco ma ben il 92% si dichiara favorevole anche se non tutti sono disposti a condividerla sul piano operativo. In ogni caso va evidenziato che due ristoratori su tre manifestano l’interesse a partecipare all’iniziativa all’iniziativa Fipe-Comieco contro lo spreco alimentare. 

La ristorazione – sottolinea Fipe – assume un ruolo sempre più rilevante nei consumi alimentari degli italiani non soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche da quello qualitativo. Oggi il 36 per cento della spesa delle famiglie per prodotti alimentari transita fuori casa e il dato più significativo è che mentre i consumi nella ristorazione hanno ripreso a crescere dopo lo shock pandemico quelli in casa diminuiscono. Ma nella ristorazione si creano stili alimentari, modelli di consumo e stili di vita. Da queste premesse nasce l’esigenza di accompagnare anche nella ristorazione l’accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica sul tema dello spreco alimentare nella consapevolezza che alla crescita di ruolo debba corrispondere una crescita altrettanto forte della responsabilità verso comportamenti e azioni virtuose finalizzate a ridurre gli sprechi.

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