I dati del 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. Più lavoro stabile e meno fuga verso posti migliori

Sono 23,1 milioni gli occupati in Italia nel 2022: il dato più alto di sempre. Più lavoro stabile: tra 2019 e 2023 (terzo trimestre) +5,0% di permanenti e -4,5% a termine. Inoltre, non c’è alcuna fuga dal lavoro, piuttosto una corsa verso lavori migliori. Infatti, dati Inps indicano che il tasso di ricollocazione a tre mesi dei dimessi volontari con meno di 60 anni è stato pari al 67,0%, quindi più alto rispetto agli anni precedenti. È quanto emerge dal 7° Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon, con il contributo di Credem, Edison, Michelin e Ovs. 

Per quanto riguarda il welfare aziendale, lo conoscono sempre più lavoratori: l’81,8% degli occupati sa cos’è il welfare aziendale (il 32,7% in modo preciso e il 49,1% a grandi linee), mentre nel 2018 era il 60,2%. Il welfare aziendale è anche molto apprezzato e desiderato, poiché tra i lavoratori che ne beneficiano l’84,3% lo vorrebbe potenziato, e tra coloro che non ne beneficiano l’83,8% vorrebbe fosse introdotto nella propria azienda. Inoltre, il 79,5% degli occupati apprezzerebbe un aumento retributivo sotto forma di una o più prestazioni di welfare. Lo afferma il 94,2% dei dirigenti, il 78,2% degli impiegati e il 74,8% degli operai. Il welfare aziendale può diventare uno degli strumenti migliori per trattenere o attrarre i lavoratori. Buona, viene riferito, l’attenzione delle aziende alle vulnerabilità specifiche dei lavoratori, meno al loro benessere generale. Reputano adeguata l’attenzione aziendale, il 61,5% degli occupati in relazione alle esigenze dai lavoratori con figli, il 71,0% a quelle delle donne che rientrano dalla maternità, il 62,9% alle esigenze delle persone con una salute fragile, e il 52,3% alle condizioni basiche dei lavoratori, ad esempio la sicurezza. Invece, per il 61,7% degli occupati l’azienda non è abbastanza attenta al benessere psicofisico generale di tutti i lavoratori, anche di quelli senza problematiche specifiche. Sottolineano di più questo deficit di attenzione aziendale gli impiegati (62,3%) e gli operai (68,4%).

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