Il ministro dell'Economia: "Il controllo sulla società continuerà a essere esercitato dallo Stato. La privatizzazione in più fasi"

“Sotto il profilo finanziario, le risorse che potranno essere ottenute dalla realizzazione dell’operazione dipenderanno dall’ammontare della quota che sarà collocata sul mercato. Laddove si procedesse alla cessione dell’intera partecipazione direttamente detenuta dal MEF, ferme rimanendo le valutazioni che potranno essere effettuate in merito al mantenimento della partecipazione pubblica maggioritaria nel capitale, il controvalore desunto sulla base dei più recenti dati di mercato disponibili potrebbe ammontare a circa 4,4 miliardi. Valore”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Trasporti di Camera e Senato sul decreto privatizzazione Poste. 

“La cessione di una quota della partecipazione detenuta dal MEF in Poste Italiane non determinerà la perdita del controllo sulla società, che continuerà a essere esercitato dallo Stato. Peraltro, lo Statuto di Poste prevede che nessun soggetto diverso dal MEF, da enti pubblici o da soggetti da questi controllati, può detenere una quota superiore al 5 per cento del capitale della società”.

“Il comma 2 del Dpcm risponde a molti dubbi. L’alienazione della partecipazione può avvenire anche in più fasi, che vuol dire che nelle prime fasi il governo potrebbe anche fermarsi al 51%, asticella in questo momento soddisfacente rispetto al percorso” le parole del titolare del Mef.

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