Via Nazionale conferma anche le sue stime per il Pil: +0,6% nel 2024 e fino al +1,2% nel 2026
Una netta diminuzione all’1,3% nel 2024, poi una risalita all’1,7% nel successivo biennio 2025-2026. Sono le proiezioni macroeconomiche per l’inflazione in Italia elaborate dagli esperti di Banca d’Italia. In particolare, spiega Palazzo Koch, il carovita diminuirà per il 2024 principalmente per via degli effetti della discesa dei prezzi dell’energia e dei prodotti intermedi, mentre la risalita successiva deriverà dal venir meno di tale fattore oltre che dall’aumento delle retribuzioni.
Anche l’inflazione al consumo, pari al 5,9% nella media del 2023, diminuirebbe “nettamente” quest’anno, per poi risalire nel biennio successivo, rimanendo comunque inferiore al 2%. Questo forte ridimensionamento nell’anno in corso rifletterebbe – secondo Via Nazionale – “il contributo negativo dei prezzi dei beni intermedi e dell’energia, solo in parte compensato dall’accelerazione delle retribuzioni (previste in aumento di circa il 3,5% all’anno in media nel triennio 2024-26)”. L’inflazione di fondo “scenderebbe al 2% nella media di quest’anno e si ridurrebbe ulteriormente nel prossimo biennio”. Rispetto alle previsioni pubblicate a dicembre, dunque, l’inflazione al consumo viene rivista al ribasso, soprattutto nel 2024.
Confermate le stime per il Pil: +0,6% nel 2024 e fino a +1,2% nel 2026
Bankitalia ha anche confermato le sue stime per l’andamento del Pil italiano, prevedendo aumenti dello 0,6% nel 2024, dell’1,0% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026. Le previsioni – avvertono però i tecnici – sono basate su dati trimestrali destagionalizzati e corretti per le giornate lavorative. Escludendo quest’ultima correzione la crescita del Pil sarebbe pari allo 0,8% nel 2024, allo 0,9 nel 2025 e all’1,3 nel 2026. Sono questi ultimi, precisa ancora Bankitalia, i numeri a cui far riferimento per il confronto con le stime contenute nel Documento di Economia e Finanza 2024, di prossima pubblicazione. In generale, secondo via Nazionale, “l’attività economica beneficerebbe della ripresa della domanda estera e del potere d’acquisto delle famiglie ma condizioni di finanziamento ancora restrittive e il ridimensionamento degli incentivi all’edilizia residenziale peserebbero sugli investimenti”. Comunque, rispetto alle proiezioni pubblicate a dicembre, la crescita del Pil rimane “pressoché invariata: gli effetti positivi di ipotesi più favorevoli su prezzi delle materie prime e tassi di interesse sarebbero in larga parte compensati dal più accentuato rallentamento dell’attività nel comparto edilizio conseguente alla progressiva rimodulazione degli incentivi alla riqualificazione energetica degli immobili.
Occupazione in crescita ma meno del Pil
Infine, prevede Banca d’Italia, l’occupazione, in forte aumento nel 2023, continuerebbe a crescere ma a ritmi inferiori a quelli del prodotto interno lordo. Il tasso di disoccupazione scenderebbe lentamente portandosi al 7,4% nel 2026, oltre 5 punti in meno rispetto ai picchi toccati successivamente alla crisi del debito un decennio fa.
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