Le utility dei servizi pubblici valgono il 4,7% del Pil del Mezzogiorno

Utilitalia e Svimez presentano 'rapporto Sud' dedicato agli impatti economici delle aziende di energia, acqua e ambiente

La dimensione economica delle utility meridionali è quantificabile in 11,5 miliardi di euro nel 2023, circa il 24% del valore aggiunto realizzato dall’intero comparto italiano; considerando il contributo offerto dalle imprese che operano sull’intera filiera delle utility, si sale a circa 16,1 miliardi: pari al 4,7% del Pil del Mezzogiorno. Questo quanto emerge dal ‘rapporto Sud’ di Utilitalia e Svimez, presentato oggi a Palermo, e dedicato alla valutazione degli impatti economici e occupazionali del settore delle utility (ambientale, idrico ed energetico) nelle regioni del Mezzogiorno.

Utility a vocazione industriale

La filiera delle utility si contraddistingue al Sud per una marcata vocazione industriale. Le imprese estrattive e manifatturiere realizzano infatti oltre il 52% del valore aggiunto complessivo. Il sistema delle imprese dei servizi di pubblica utilità, in sostanza, riveste una posizione centrale rispetto ai temi della crescita economica, dell’accessibilità ai diritti essenziali, del cambiamento climatico e dell’autonomia strategica sulle forniture energetiche.

Rete Sud

Lo scorso luglio è stato firmato da 9 utility del Mezzogiorno il contratto di rete che ha costituito la ‘Rete Sud’, l’iniziativa attraverso la quale le imprese associate a Utilitalia hanno deciso di fare squadra per migliorare i servizi offerti ai cittadini ed affrontare congiuntamente le principali sfide operative, finanziarie e regolatorie del momento. “Con questa iniziativa – spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – si è voluto fornire un contributo concreto per un maggiore sviluppo dei servizi pubblici al Sud, che soffrono un’eccessiva frammentazione e un’ancora troppo diffusa presenza di gestioni in economia. Fare rete tra i gestori è un passo importante per rafforzare il sistema delle imprese dei servizi pubblici secondo una logica industriale, un percorso obbligato per migliorare i servizi forniti ai cittadini e per generare impatti positivi sull’occupazione e sull’indotto locale”.

Azioni per rilancio Mezzogiorno

Transizione energetica, economia circolare e adattamento ai cambiamenti climatici: sono questi i pilastri su cui si fondano le sfide e le azioni per rilanciare l’economia delle utility nel Mezzogiorno. Il Sud Italia ha il maggiore potenziale su scala nazionale di produzione da fonti rinnovabili (eolico e solare). Oggi il Mezzogiorno gioca un ruolo decisivo nel settore fotovoltaico, contribuendo per circa il 35% della capacità totale installata, che è in crescita in tutte le regioni del Sud: per raggiungere i target europei la capacità fotovoltaica addizionale prevista entro il 2030 si concentrerà per il 61% nel Mezzogiorno. In tema di rifiuti il Sud Italia sconta ancora un importante gap dal punto di vista impiantistico, per cui è difficile chiudere il ciclo ed evitare l’export verso altre regioni o l’estero nonché il conferimento in discarica. Per quanto riguarda i rifiuti indifferenziati, per centrare i target europei al 2035 sull’economia circolare, il fabbisogno impiantistico a livello nazionale e principalmente concentrato nelle regioni centro-meridionali è stimato da Utilitalia in 2,5 milioni di tonnellate. La siccità del 2023-2024 che ha colpito il Sud Italia e sta interessando ancora duramente la Sicilia, mette in risalto le vulnerabilità del sistema infrastrutturale idrico. Per uscire dalle logiche emergenziali è necessario superare alcune criticità dal punto di vista della governance e delle infrastrutture. Sono ancora troppe le gestioni in capo agli enti locali nelle regioni del Sud Italia che, con una bassissima capacità di investimento (appena 11 euro per abitante nel 2022, contro una media nazionale di 70 euro), non consentono una rapida attuazione degli interventi necessari.