AI spinge Wall Street, con guadagni senza precedenti che non si vedevano dall’era delle ‘dot com’. L’S&P 500 è sulla buona strada per chiudere il 2024 con un guadagno di quasi il 27%, dopo aver stabilito 50 record quest’anno. Questo si aggiunge al balzo del 24,2% dell’anno precedente, una spettacolare corsa di due anni che non ha eguali se ai tempi del boom delle aziende del web, le dot-com, appunto.
Questa volta non sono i titoli delle dot-com a spingere il mercato, ma i prezzi alle stelle delle aziende che operano nel settore dell’intelligenza artificiale. Nvidia, ad esempio, ha più che raddoppiato il suo valore dopo un’impennata di oltre tre volte nel 2023, perché i suoi chip sono alla base di gran parte del passaggio all’intelligenza artificiale. Super Micro Computer, che produce server utilizzati per l’IA e altri tipi di calcolo, è balzata di quasi il 48% quest’anno dopo essere più che triplicata l’anno scorso.
L’economia, nel frattempo, non è molto lontana dall’ultimo quadro disegnato in concomitanza con la pandemia COVID-19. Ma, cosa forse più importante, ha finora evitato una recessione che molti a Wall Street temevano fosse inevitabile dopo che la Federal Reserve aveva portato il tasso di interesse principale ai massimi di due decenni nella speranza di rallentare l’economia per sconfiggere l’alta inflazione.
Cosa è successo alle azioni dopo quel fantastico biennio del 1998? Il mercato è salito ancora nel 1999, del 19,5%, grazie alla crescita dell’economia e alla bolla delle dot-com. Molte voci a Wall Street sostengono che il mercato azionario potrebbe continuare a salire anche nel 2025, anche se probabilmente non allo stesso livello. L’economia è ancora in crescita e la Federal Reserve sembra intenzionata a continuare a tagliare i tassi di interesse per facilitare le cose. Per questo motivo Jason Draho, responsabile dell’asset allocation per le Americhe di Ubs Global wealth management, prevede che l’S&P 500 potrebbe chiudere il 2025 a quota 6.600, ad esempio. Si tratterebbe di un aumento di circa il 9% rispetto alla chiusura di lunedì. Ma anche in passato simili strisce vincenti si sono interrotte bruscamente, come dopo il 1999.
L’S&P 500 ha raggiunto un picco all’inizio del 2000, per poi crollare per diversi anni a causa dello sgonfiamento della bolla delle dot-com e della recessione economica del 2001. Come allora, anche questa volta i critici definiscono il mercato azionario troppo costoso dopo che i prezzi sono saliti più velocemente degli utili delle aziende. Inoltre, l’S&P 500 non ha registrato un calo di almeno il 10% quest’anno, e tali “correzioni” tendono a verificarsi ogni due anni. Anthony Saglimbene, chief market strategist di Ameriprise, invita alla cautela. “In fin dei conti, c’è troppo ottimismo e poca consapevolezza di ciò che potrebbe far deragliare lo slancio dei titoli per non spingere gli investitori razionali a frenare un po’“, ha detto Saglimbene.