Fonti Mef: "Pesa la crisi dell'industria, occorre strategia europea"

Dopo l’Ocse anche l’Istat taglia decisamente le stime di crescita del Pil in Italia per il 2024 e il 2025 e mette in luce un rallentamento nel rientro dell’inflazione. Riconosce però che la manovra messa in cantiere dal governo potrà avere impatti positivi. Le nuove stime aprono un nuovo fronte di scontro con le opposizioni che partono all’attacco accusando il governo, come fa il leader Cinque Stelle Giuseppe Conte, di un totale scollamento con i bisogni del Paese. In serata il Mef prende posizione e precisa che sulla frenata del Pil pesa la crisi dell’industria per uscire dalla quale occorre una strategia a livello europeo.

Crescita al +0,5% nel 2024, +0,8% nel 2025

In particolare l’Istat, nella nota sulle prospettive per l’economia italiana nel 2024-2025, segnala che il Pil è atteso crescere dello 0,5% quest’anno e dello 0,8% nel 2025. Quest’anno la crescita verrebbe sostenuta dalla domanda estera, mentre l’anno prossimo dovrebbero tornare a crescere i consumi trainando il Pil. Inoltre, malgrado la spinta in arrivo dal Pnrr e dal calo dei tassi, l’anno prossimo risulteranno in calo gli investimenti, mentre la disoccupazione dovrebbe proseguire nella sua traiettoria di discesa, attestandosi al 6,5% quest’anno e al 6,2% nel 2025. La fase di discesa dell’inflazione, osserva l’Istat, si andrebbe invece esaurendo e, dopo un calo quest’anno, i prezzi dovrebbero tornare a risalire verso il tetto del 2%. In questo quadro un sostegno potrebbe arrivare dalla manovra. Scrive l’Istituto di statistica: “L’attuazione del complesso degli interventi della manovra sul Pil essendo in larga misura indirizzati al sostegno del reddito disponibile di lavoratori, famiglie e redditi bassi, avrebbe un effetto positivo soprattutto sui consumi ed eserciterebbe spinte sui prezzi interni, con un aumento delle importazioni e un impatto negativo sul volume dei consumi pubblici”. L’istituto aggiunge che “l’effetto finale degli interventi simulati sulla crescita del Pil risulta positivo nell’intero triennio: di poco inferiore a 2 decimi di punto nel 2025 e nel 2026, e di poco superiore ai due decimi nel 2027″. Inoltre “l’effetto espansivo su redditi e consumi nominali si tradurrebbe in un aumento indotto del gettito delle imposte, sia dirette sia soprattutto indirette, migliorando quindi gli effetti della manovra sul deficit che potrebbe risultare, in termini di Pil, inferiore a quanto programmato nel Piano Strutturale di Bilancio di medio termine presentato lo scorso settembre”.

Fonti Mef: “Scontiamo i problemi dell’industria”

I dati Istat non sorprendono il governo e fonti Mef in serata spiegano: “I dati sul Pil non sono, purtroppo, una sorpresa. Scontiamo i problemi molto seri dell’industria che continua a registrare, da un anno e mezzo, una crescita negativa. Tuttavia – proseguono – il settore industriale è in crisi non solo in Italia ma anche in Europa“. E a questo proposito aggiunge.”Il governo sta facendo i suoi compiti a casa ma serve, in tempi stretti, una strategia complessiva a livello europeo per il rilancio industriale“. Le opposizioni fanno partire una bordata di critiche. Il leader Cinque Stelle Conte attacca: “Avevamo già lanciato un allarme da tempo, anche perché siamo arrivati nel frattempo a 20 mesi consecutivi di calo della produzione industriale. Il governo invece si è vantato di essere la locomotiva d’Europa, adesso la triste realtà, con le stime di crescita del Pil dimezzate dall’Istat, 0,5 anziché l’1%. Questo governo mi sembra completamente scollato dalla realtà economica e dai bisogni dei cittadini italiani”, aggiunge. Critiche anche dal Pd. Chiara Braga, capogruppo alla Camera. “Se l’Italia cresce meno del previsto non è colpa del maltempo, ma di politiche economiche inefficaci. Oggi a dirlo è Istat che riduce il Pil del 2024 allo 0,5. È il prezzo che paghiamo alla mancanza di interventi seri in favore di settori in crisi, primo fra tutti quello dell’automotive. Manca una seria politica industriale ma anche investimenti consistenti che darebbero respiro e prospettive all’economia italiana. Per ora gli unici indici che ancora crescono sono povertà e numero di persone che rinunciano a curarsi“. Dura anche la Cgil: “Rispetto a quanto previsto dall’Esecutivo nel Piano strutturale di bilancio, il Pil, secondo le stime dell’Istat, crescerà della metà nel 2024 e di 0,4 punti percentuali in meno nel 2025. È l’ennesima conferma dei miseri risultati delle politiche economiche e sociali portate avanti dal Governo”, afferma il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari.

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