Il 58° rapporto sulla situazione sociale del Paese: "Calata anche la ricchezza netta pro-capite"

Negli ultimi vent’anni (2003-2023) il reddito disponibile lordo pro-capite si è ridotto in termini reali del 7,0%. Nell’ultimo decennio (tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2024) anche la ricchezza netta pro-capite è diminuita del 5,5%. E l’85,5% degli italiani ormai è convinto che sia molto difficile salire nella scala sociale. È quanto evidenzia il Censis, nel 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, che parla di una “sindrome italiana”, che riassume nella “continuità nella medietà”, un sorta di “galleggiamento” in cui la società italiana è intrappolata. Il rapporto rileva come “la spinta propulsiva verso l’accrescimento del benessere si è smorzata”. Nel ventennio 1963-1983 il valore del Pil, espresso in euro attuali, era raddoppiato, crescendo complessivamente di 731 miliardi di euro (+117,1%); nei successivi vent’anni, tra il 1983 e il 2003, l’incremento si era ridimensionato a 656 miliardi di euro (+48,4%); ma negli ultimi due decenni, tra il 2003 e il 2023, l’aumento è stato solo di 117 miliardi di euro (+5,8%). Negli intervalli di tempo considerati, il Pil pro-capite era aumentato di quasi 12.000 euro tra il 1963 e il 1983 (+96,7%), di oltre 11.000 euro tra il 1983 e il 2003 (+46,2%), di poco più di 1.000 euro tra il 2003 e il 2023 (+3,0%).

Più occupazione ma meno Pil, conti non tornano

“Molti conti non tornano nel sistema-Italia e molte equazioni rimangono irrisolte”, sostiene il Censis evidenziando come l’attuale ciclo dell’occupazione volge al positivo nonostante i segnali non incoraggianti che provengono dall’andamento del Pil. La media dei primi sei mesi dell’anno si è attestata a 23.878.000 occupati, con un incremento di un milione e mezzo di posti di lavoro acquisiti rispetto all’anno nero della pandemia e una variazione positiva rispetto al 2007 del 4,6%.Per il Censis, la “dinamica disgiunta” che in questi mesi ha contraddistinto l’occupazione da una parte e la crescita economica dall’altra (debole quest’anno e prevedibilmente anche nel 2025) alimenta il sospetto che nel mercato del lavoro si sia creata una sorta di “bolla”: infatti, soltanto alla fine del 2023 è stato superato il valore del Pil antecedente al 2008, il reddito disponibile lordo pro-capite delle famiglie segnava ancora un -7,7% nel 2023 rispetto al 2007, e nei primi otto mesi del 2024 le esportazioni hanno riportato una flessione su base annua dello 0,6% e si è registrata una caduta della domanda nei nostri principali clienti, come gli Stati Uniti, la Germania e la Francia. 

Sindrome italiana è la medietà

“La sindrome italiana è la continuità nella medietà, in cui restiamo intrappolati”: né “capitomboli rovinosi” nelle fasi recessive, “né scalate eroiche” nei cicli positivi. Usa questa immagina il Censis per descrivere, nel 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, l’Italia di oggi: “Non registriamo picchi nei cicli positivi, non sprofondiamo nelle fasi critiche e recessive”. Nel medio periodo, i principali indicatori economici, ovvero il Pil, i consumi delle famiglie, gli investimenti, le esportazioni, l’occupazione, tendono “a una linea di galleggiamento”, si legge nel rapporto, senza grandi scosse, né in alto, né in basso, “all’interno di un campo di oscillazione molto ampio, perimetrato dai valori massimi e minimi toccati dai Paesi europei”. 

Migranti: Censis, per 6 su 10 minacciato stile di vita italiano

“Le questioni identitarie tendono a sostituire le istanze delle classi sociali tradizionali e assumono una centralità inedita nella dialettica socio-politica”, e spesso a livello simbolico implica “l’adozione della logica ‘amico-nemico’”. Lo scrive il Censis, nel 58° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, in cui sottolinea che il 57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico, il 38,3% si sente minacciato dall’ingresso nel Paese dei migranti, il 29,3% prova ostilità per chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale, il 21,8% vede il nemico in chi professa una religione diversa, il 21,5% in chi appartiene a una etnia diversa, il 14,5% in chi ha un diverso colore della pelle, l’11,9% in chi ha un orientamento sessuale diverso

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