L'allarme sul protezionismo di Trump

La crescita del Pil in Italia è attesa a +0,7% nel 2025 e a +0,9% nel 2026, proiezioni riviste al ribasso rispetto a quelle di ottobre 2024 (-0,1%) per quanto riguarda l’anno in corso e rivista al rialzo (+0,2%) in merito al 2026. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook di gennaio 2025.

Protezionismo “potrebbe esacerbare tensioni commerciali”

Un’intensificazione delle politiche protezionistiche, ad esempio sotto forma di una nuova ondata di dazi, “potrebbe esacerbare le tensioni commerciali, ridurre gli investimenti, ridurre l’efficienza del mercato, distorcere i flussi commerciali e interrompere nuovamente le catene di approvvigionamento”. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook di gennaio 2025.

“La crescita potrebbe risentirne sia nel breve che nel medio periodo, ma in misura diversa a seconda delle economie. Un allentamento della politica fiscale negli Stati Uniti, guidata da nuove misure espansive come tagli alle tasse, potrebbe rilanciare l’attività economica nel breve periodo, con piccole ricadute positive sulla crescita globale”, specifica il report dell’Fmi, per cui “tuttavia, nel lungo periodo, ciò potrebbe richiedere un più ampio aggiustamento della politica fiscale che potrebbe diventare dirompente per i mercati e l’economia, indebolendo potenzialmente – tra le altre cose – il ruolo dei Treasury statunitensi come asset sicuro a livello globale”. 

Fmi: “L’inflazione globale complessiva dovrebbe scendere al 4,2% nel 2025”

“L’inflazione globale complessiva dovrebbe scendere al 4,2% nel 2025 e al 3,5% nel 2026, convergendo verso l’obiettivo prima nelle economie avanzate che in quelle emergenti e in via di sviluppo”. Lo scrive il Fondo Monetario Internazionale nel suo World Economic Outlook di gennaio 2025.

“Il processo di disinflazione globale continua”, si sottolinea nell’analisi, “ma ci sono segnali che indicano che i progressi si stanno arrestando in alcuni Paesi e che in alcuni casi persiste un’inflazione elevata. La crescita dei salari nominali sta mostrando segni di moderazione, insieme a indicazioni di una continua normalizzazione dei mercati del lavoro. Sebbene l’inflazione di fondo dei prezzi dei beni sia tornata al livello o al di sotto del trend, l’inflazione dei prezzi dei servizi è ancora al di sopra del livello pre-Covid in molte economie, in particolare negli Stati Uniti e nell’Eurozona. Sacche di inflazione elevata persistono anche in alcune economie emergenti e in via di sviluppo in Europa e America Latina”.

Laddove l’inflazione si sta dimostrando più persistente, si precisa nel report, “le banche centrali si stanno muovendo con maggiore cautela nel ciclo di allentamento, tenendo d’occhio gli indicatori dell’attività e del mercato del lavoro, nonché i movimenti dei tassi di cambio. Alcune banche centrali stanno aumentando i tassi, segnando un punto di divergenza nella politica monetaria”.

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