Lo dice Gianni Maoddi, presidente del consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP che ha sede a Macomer, nel nuorese
Se il Pecorino Romano rientrasse nella lista dei prodotti sottoposti a dazi da Trump “sarebbe un danno enorme per il comparto: considerando i dazi al 25%, come viene minacciato, stimiamo una perdita di circa 40 milioni di euro sul fatturato di 150-160 milioni del prodotto esportato negli Stati Uniti. Essendo il Pecorino Romano DOP prodotto in Sardegna per oltre il 90%, naturalmente le conseguenze maggiori ricadrebbero sull’economia, sulle aziende e sulle famiglie dell’isola”. Lo dice Gianni Maoddi, presidente del consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP che ha sede a Macomer, nel nuorese.
“Naturalmente siamo molto preoccupati, e i dati emersi dalla Cia nei giorni scorsi confermano che la situazione è delicata e che la Sardegna sarebbe la regione più colpita di tutte. Ma voglio essere ancora ottimista: nel 2019 il Pecorino Romano DOP si salvò e venne escluso dall’elenco dei prodotti sui quali il governo americano avrebbe dovuto imporre i dazi, che poi vennero sospesi. Il mio auspicio è che, se i dazi dovessero davvero essere introdotti, si riparta da quell’elenco in cui il nostro formaggio non compare”.
Secondo Maoddi è impossibile al momento prevedere quello che realmente accadrà. “Non possiamo che aspettare: nel 2019 riuscimmo a presentare memoriali e documenti che attestavano la particolarità del nostro prodotto, questa volta invece non c’è stata la possibilità di farlo. Una cosa però è certa: se venissero imposti i dazi, il governo italiano e l’Unione Europea dovrebbero intervenire immediatamente per trovare una soluzione che riequilibri le perdite”.
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