Ferrari e Iviglia (Cgil) spiegano come questa norma "colpisca duramente anche chi ha un’unica fonte di reddito da lavoro dipendente"

La Cgil denuncia il “pasticcio” sull’acconto Irpef 2025, che va a penalizzare dipendenti e pensionati. “La riforma dell’Irpef introdotta dal D.Lgs. n. 216/2023, noto come Primo modulo di riforma dell’Irpef, avrà un impatto significativo sugli acconti Irpef 2025 e sull’Acconto Addizionale Comunale”. È l’allarme lanciato da Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil, e Monica Iviglia, presidente del Consorzio nazionale Caaf Cgil.

Cosa succede: il pasticcio acconto Irpef 2025

Secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 4 del decreto, per il calcolo degli acconti relativi ai periodi d’imposta 2024 e 2025 si continueranno ad applicare aliquote e detrazioni non più in vigore dal 2024, ovvero le aliquote Irpef 2023 che sono al 23%, 25%, 35% e 43%.

Ferrari e Iviglia spiegano come questa norma sugli acconti Irpef 2025 “colpisca duramente anche chi ha un’unica fonte di reddito da lavoro dipendente. Anche con una CU conguagliata e detrazioni regolarmente applicate, i contribuenti si vedranno costretti a versare un acconto Irpef 2025 che non sarebbe dovuto se si applicassero le aliquote attuali”.

La richiesta della Cgil: “Il Governo intervenga subito”

“Siamo di fronte a un’ingiustizia fiscale che colpisce ancora una volta chi paga le tasse fino all’ultimo centesimo: lavoratori e pensionati”, dichiarano Ferrari e Iviglia. “Con questo meccanismo lo Stato anticipa entrate non dovute, creando un effetto illusorio: si annuncia il taglio delle tasse, ma si incassa secondo le regole precedenti.” La Cgil chiede un intervento immediato del Governo sull’acconto Irpef 2025, utilizzando il primo veicolo legislativo disponibile, per correggere una norma che appare contraria a principi di equità fiscale e che rischia di aggravare la pressione sui redditi fissi.

Le opposizioni all’attacco: “Il governo fa cassa con i lavoratori dipendenti”

Già negli scorsi giorni erano scoppiate diverse polemiche sul tema acconto Irpef 2025. “Meloni e Giorgetti fanno cassa con gli anticipi, come denuncia La Repubblica. I contribuenti, e in particolare il ceto medio, deveono subire la beffa della quarta aliquota che, uscita dalla porta, rientra dalla finestra. Altro che riduzione delle tasse, si ripete il giochetto delle accise”. Lo dice la senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva. “Dopo aver tagliato le detrazioni e massacrato milioni di italiani prendendo loro dalle tasche un miliardo di euro l’anno – aggiunge Paita – Meloni cala il jolly: come stabilito nel 2023, per l’acconto Irpef ‘facciamo finta di niente’ e paghiamo tutti come prima. Tanto basta spararla grossa e nessuno controlla”. 

“Ormai è chiaro a tutti che il governo è alla canna del gas e alla ricerca di risorse, e allora fa cassa con gli anticipi di quelli che le tasse le pagano, i lavoratori dipendenti”. Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni. “Dalla denuncia della Cgil, rilanciata oggi da La Repubblica, il meccanismo della nuova Irpef a tre aliquote voluta dal governo Meloni non si applica quest’anno per i lavoratori dipendenti ma dall’anno prossimo. Risultato per i lavoratori: l’acconto per la prossima dichiarazione dei redditi, e anche per il 2026, tornerà alle quattro aliquote, ovviamente più alte. I lavoratori anticipano, il governo incassa subito, poi i lavoratori recupereranno in futuro le maggiori imposte versate. Utilizzano la propaganda dell’abbassamento delle tasse ma poi a pagare sono sempre gli stessi. Una vera ingiustizia, e una stangata sui lavoratori e sulle lavoratrici già in sofferenza per la crisi. La destra aiuta in tutti i modi chi evade mentre tartassa gli unici che pagano per intero le imposte. Presenteremo in Parlamento emendamenti per risolvere questa grave vessazione nei confronti dei lavoratori”. 

“Un altro effetto paradossale della riforma fiscale a rate di questo governo. I contribuenti che pagano l’Irpef sono chiamati a versare acconti più alti o non dovuti per due anni di seguito: il 2024 e il 2025. Devono cioè fare un prestito senza interessi alle casse dello Stato. Un’operazione senza trasparenza, passata in sordina l’anno scorso e di cui, senza la denuncia della Cgil, molti contribuenti non si sarebbero accorti neppure quest’anno, perché sarà nascosta nei conti della precompilata. Niente invece viene chiesto a chi ha redditi cui non si applica l’Irpef: percettori di redditi di capitale, forfetari, percettori di affitti eccetera. Presenteremo una interrogazione al ministero dell’Economia per sapere a quanto ammonta nei due anni questo prestito senza interessi, quanti e quali sono i contribuenti interessati e in che modo si è tenuto conto di questi effetti di cassa nel bilancio dello Stato”. Così in una nota Maria Cecilia Guerra della segreteria del Partito Democratico, responsabile Lavoro, a proposito del ‘caos’ sull’acconto Irpef 2025.

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