L’impatto delle tariffe reciproche stimato in mezzo punto di Pil in tre anni

Il prodotto interno lordo italiano aumenterà dello 0,6 per cento nell’anno in corso, dello 0,8 per cento nel prossimo e dello 0,7 nel 2027 nello “scenario previsivo” della Banca d’Italia che “include una prima e necessariamente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti“. L’analisi di via Nazionale, contenuta nelle ‘proiezioni macroeconomiche per l’Italia nel triennio 2025-27 elaborate dagli esperti della Banca d’Italia’, vede “un’incertezza particolarmente elevata deriva dall’evoluzione delle politiche commerciali” e “non considera l’impatto di possibili misure ritorsive da parte dell’Unione europea e delle altre economie; non si considerano inoltre le possibili ricadute degli annunci sui mercati internazionali”.

Le proiezioni sono basate sulle informazioni disponibili al 28 marzo per la formulazione delle ipotesi tecniche e al 2 aprile per i dati congiunturali. Le proiezioni di Bankitalia indicano inoltre che “la crescita del Pil risente degli effetti dell’inasprimento delle politiche commerciali, ma è sostenuta dall’espansione dei consumi favorita dalla ripresa del reddito disponibile reale”. Gli investimenti “beneficiano delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), ma sono penalizzati dall’incertezza connessa con le tensioni commerciali e dai perduranti effetti del venir meno degli incentivi all’edilizia residenziale” e “le vendite all’estero sono frenate in misura significativa dagli effetti dell’annunciato incremento dei dazi da parte degli Stati Uniti”.

Le proiezioni stimano “che il prodotto si espanda a ritmi moderati ma superiori a quelli registrati in media lo scorso anno, grazie soprattutto all’andamento favorevole dei consumi”. In media d’anno il PIL aumenterebbe dello 0,6 per cento nel 2025, dello 0,8 nel 2026 e dello 0,7 nel 2027. “Rispetto allo scenario macroeconomico elaborato per l’esercizio coordinato dell’Eurosistema di dicembre, le stime di crescita sono state riviste al ribasso, soprattutto per effetto di ipotesi più sfavorevoli sul contesto internazionale, che riflettono l’inasprimento delle politiche commerciali”, osserva Bankitalia. 

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