A un secolo dalla scomparsa di Giacomo Puccini, avvenuta a Bruxelles il 29 novembre 1924, una nuova voce del Libro dell’Anno Treccani 2024 scritta da Sandro Cappelletto ricorda la capacità di Puccini di esprimere attraverso la sua musica il desiderio del raggiungimento dell’emancipazione femminile. Al grande maestro, che rimane uno dei compositori del teatro musicale più eseguiti al mondo, Sandro Cappelletto dedica nel Libro dell’Anno Treccani 2024 un nuovo testo che racconta la sua capacità di portare in scena personaggi del tutto originali.
Nelle rappresentazioni di Puccini non c’erano re e imperatori, né figure aristocratiche consegnate dalla storia, nemmeno corti e palazzi, ma ragazze capaci di mantenersi da sole, giovani donne che intendono vivere liberamente la propria sessualità in una società che può soltanto reprimerla o adolescenti sedotte, come Cio-Cio-San, anche Suor Angelica, morta suicida come Tosca. Storie che rendono ancora attuale il suo teatro musicale. Nell’opera Turandot, che il Maestro non riuscì a terminare, due sono i personaggi femminili: Liù, la schiava devota al suo principe-padrone fino al sacrificio di sé, e Turandot, la principessa di ghiaccio che non intende dare eredi al trono della Cina e rivendica la scelta di rimanere sola. Due caratteri di donna troppo opposti per essere compresi e risolti entrambi, perfino dal musicista che, come nessuno, ha saputo mettere al centro delle sue opere la condizione femminile.