Ankara (Turchia), 15 lug. (LaPresse/AP) – Centinaia di soldati delle truppe d’élite insieme a caccia ed elicotteri dell’esercito sono stati inviati oggi nelle zone remote nel sudest della Turchia dove si nascondono i ribelli curdi, dopo che ieri 13 militari sono morti in un imboscata dei ribelli e la regione di Diyarbakir ha proclamato l’autonomia. Le forze armate turche hanno rifiutato di commentare se ci siano state vittime. Il procuratore della più grande città della regione sta valutando la dichiarazione dell’autonomia da parte di un gruppo ombrello che include anche il partito curdo della Turchia. Secondo il governo si tratta di una minaccia per l’unità nazionale, anche se i curdi sostengono di non voler rompere la sovranità nazionale ma di voler ottenere una prima amministrazione e un propria assemblea. Intanto generali e membri del governo turco hanno partecipato oggi ai funerali solenni dei soldati uccisi, tenutisi nella base militare a Diyarbakir.
Sulla questione è intervenuto oggi il primo ministro Recep Tayyip Erdogan. “Con quello che hanno fatto – ha detto – non ci porteranno mai al tavolo dei negoziati. Se vogliono la pace, devono fare solo una cosa: l’organizzazione terroristica deve abbandonare le armi”. In seguito agli scontri, sono state organizzate manifestazioni anti-curde in diverse parti della Turchia e una bomba incendiaria è stata lanciata contro un ufficio del partito politico curdo ad Ankara.
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