Knayseh (Libano), 22 lug. (LaPresse/AP) – Almeno cinque manifestanti sono stati uccisi oggi dalle forze di sicurezza siriane durante le proteste antigovernative organizzate in diverse città del Paese, che hanno visto decine di migliaia di persone scendere in piazza. Una persona è morta a Damasco, la seconda nella città settentrionale di Idlib, la terza è stata uccisa da un cecchino a Homs e un’altra ancora è stata accoltellata da un agente fedele al regime ad Aleppo, nel nordest. La quinta vittima è un manifestante rimasto ferito all’inizio del mese a Hama e morto oggi. Il bilancio dei morti è stato confermato sia da Omar Idilbi dei Comitati di coordinamento locali sia dall’Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra. Le proteste si sono svolte in diversi quartieri di Damasco, tra cui Midan, al-Mleiha, Qaboun, Rukneddine e Hajar al-Aswad, nonché nelle centrali città di Hama e Homs.
La polizia ha usato manganelli e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti nella città curda di Qamishli, dove alcune persone sono rimaste ferite. A Homs hanno manifestato migliaia di persone, ha raccontato un testimone, ma le forze di sicurezza non hanno aperto il fuoco. I dimostranti in strada erano meno rispetto alla settimana scorsa e hanno allestito barricate di pietre per bloccare le strade e prevenire l’avanzata delle forze di sicurezza. Manifestanti portavano striscioni con su scritto: “Basta con le uccisioni!” e hanno accusato il regime di voler spaventare il popolo. “Stanno cercando di trasformare questa rivolta in un conflitto settario, ma noi continuiamo a dire che non è così”, ha raccontato ad Associated Press un testimone che si trova a Hama e che ha chiesto di rimanere anonimo per paura di rappresaglie.
Ieri a Homs, secondo quanto riferisce Omar Idilbi, portavoce dei Comitati di coordinamento locali, quattro persone sono rimaste uccise nella notte. Un altro attivista ha riferito invece che le vittime sono tre, tra cui un adolescente. Già da stamattina le forze di sicurezza del presidente Bashar Assad sono state schierate a Damasco, in vista delle proteste. Gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani hanno riferito che gli agenti dello Stato si sono disposti nei quartieri della capitale di Qaboun e Rukneddine, hanno effettuato pattugliamenti e preparato posti di blocco all’ingresso delle zone presidiate. Sono state inoltre eseguite delle perquisizioni nelle case e anche numerosi arresti. Le manifestazioni dopo le preghiere del venerdì stanno diventando un’abitudine in Siria e stanno acquisendo cadenza settimanale. Lo scorso venerdì le forze di sicurezza siriane hanno ucciso 32 persone, durante la maggiore protesta che si è svolta da quando quattro mesi fa sono iniziate le rivolte. Circa la metà dei decessi era avvenuta nella capitale Damasco.
Nelle ultime settimane l’esercito ha lanciato una repressione violenta soprattutto a Homs, città centrale cuore delle rivolte antigovernative con una lunga tradizione di dissidenza contro il potere della famiglia Assad. Qui da sabato sono almeno 50, secondo gli attivisti, le persone uccise. I dettagli sull’assedio sono vaghi perché i testimoni contattati da Associated Press hanno detto di avere troppa paura anche per guardare fuori dalla finestra. Alcuni residenti, però, hanno riferito oggi di aver sentito ieri pesanti spari ed esplosioni a Bab Sbaa, un’area di Homs. I dettagli sull’assedio sono vaghi perché i testimoni contattati da Associated Press hanno detto di avere troppa paura anche per guardare fuori dalla finestra.
Intanto, l’esercito di Damasco ha denunciato che “gruppi di terroristi armati” hanno attaccato un autobus dell’esercito sulla strada che collega Homs ad Aleppo, uccidendo due sergenti.
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