Fort Leavenworth (Kansas, Usa), 6 ago. (LaPresse/AP) – Charles Graner, una delle figure centrali coinvolta nello scandalo degli abusi nel carcere iracheno di Abu Ghraib, è stato liberato dalla prigione militare del Kansas in cui era detenuto. Lo rende noto la portavoce Rebecca Steed, spiegando che il 42enne Graner è stato rilasciato dal carcere di Fort Leavenworth attorno alle 10 del mattino, le 17 in Italia, dopo aver scontato più di sei anni di prigione. La sentenza era stata di 10 anni. Graner rimarrà comunque sotto la supervisione di un funzionario che controlla le persone in libertà vigilata fino al 25 dicembre 2014. L’uomo era un caporale dello Us Army Reserve, di Uniontown, in Pennsylvania. Assieme ad altri sei membri della 372esima Compagnia di polizia militare del Maryland, è stato condannato nel 2004 con l’accusa di aver commesso abusi sui detenuti nel carcere iracheno. Le prove più schiaccianti sono state delle fotografie di soldati statunitensi sorridenti in posa davanti a detenuti nudi fatti mettere a piramide o tenuti al guinzaglio.
Le fotografie hanno contribuito a deteriorare le relazioni internazionali degli Stati Uniti e hanno acceso il dibattito sui metodi utilizzati per gli interrogatori approvati dal Pentagono. In merito alle accuse nei suoi confronti, Graner ha sostenuto che le azioni fossero parte di un piano diretto dagli ufficiali militari di intelligence per ammorbidire i prigionieri in vista degli interrogatori. L’ex militare è l’ultimo degli imputati di Abu Ghraib ad essere stato rilasciato e quello che era stato condannato alla pena più pesante. La liberazione prima della fine del 2014, quando da sentenza sarebbe terminata la sua pena, è stata decisa per buona condotta. Durante il suo dispiegamento, Graner ha avuto un figlio con l’ex soldatessa Lynndie England, a sua volta condannata a tre anni di carcere per lo scandalo di Abu Ghraib. Dopo la condanna, Graner ha sposato un altro membro della sua unità, Magan Ambuhl, che è stata estromessa dall’esercito dopo essere stata riconosciuta colpevole per omissione di doveri d’ufficio per non aver comunicato i maltrattamenti. Per i crimini di Abu Ghraib sono stati condannati anche sette guardie e quattro soldati di grado inferiore.
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