Beirut (Libano), 26 ago. (LaPresse/AP) – Altro venerdì di proteste di massa in Siria, dove le forze di sicurezza hanno nuovamente aperto il fuoco uccidendo almeno due dimostranti. Secondo i gruppi per i diritti umani, migliaia di persone sono scese in strada in tutto il Paese dopo le tradizionali preghiere del venerdì per chiedere a gran voce le dimissioni del contestato presidente Bashar Assad. I Comitati di coordinamento locali, gruppo che monitora e organizza le rivolte, ha riferito di manifestazioni a Deir el-Zour, Damasco, Homs, Hama e nella provincia di Idlib, al confine con la Turchia. I decessi sono avvenuti a Deir el-Zour, nell’est del Paese, dove le truppe del regime hanno disperso la folla con colpi di arma da fuoco.
Circa 7mila persone hanno marciato pacificamente a Douma, sobborgo della capitale, ma le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco ferendo cinque dimostranti. Ondate di arresti sono state riportate in tutto il Paese. Nonostante questo i siriani continuano a esprimere il loro dissenso e le aspirazioni alla democrazia. “Siamo qui per dire al regime che non è ancora finita e non finirà, non rimarremo a casa come vogliono loro”, ha detto un dimostrante di Homs contattato telefonicamente da Associated Press. Il ragazzo, che ha chiesto l’anonimato per paura di rappresaglie del governo, ha detto che migliaia di persone hanno manifestato nella città centrale simbolo del dissenso contro la famiglia Assad.
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