Gerusalemme, 4 set. (LaPresse/AP) – Israele non deve chiedere scusa per “aver agito in difesa dei nostri cittadini, dei nostri figli e della nostra comunità”. Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, parlando al suo Gabinetto, in riferimento all’attacco contro la Freedom flotilla diretta a Gaza avvenuto lo scorso anno, che causò la morte di nove attivisti turchi. Netanyahu ha comunque espresso “rammarico per la perdita delle vite” nel confronto e ha detto di sperare che i legami con la Turchia possano essere ricuciti. Si tratta della prima dichiarazione pubblica del premier da quando, venerdì, la Turchia ha espulso l’ambasciatore israeliano in seguito alla vicenda. Ankara vuole che Israele chieda pubblicamente scusa per la morte degli attivisti e metta fine all’embargo su Gaza.
“Spero – ha aggiunto Netanyahu – che troveremo un modo per superare la disputa con la Turchia. Israele non ha mai voluto un deterioramento dei legami con la Turchia e non lo vuole ora”. L’espulsione dell’inviato israeliano da parte di Ankara ha fatto seguito alla diffusione di un rapporto dell’Onu che difende l’embargo su Gaza e riconosce che attivisti violenti a bordo della nave Mavi Marmara, della Freedom flotilla, hanno attaccato i commando di Tel Aviv. Al tempo stesso, però, il rapporto, accusa Israele di un uso sproporzionato della forza contro gli attivisti e definisce le loro morti “insensate”.
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