Al via terza udienza al processo Mubarak. Scontri fuori dal tribunale

Il Cairo (Egitto), 5 set. (LaPresse/AP) – Si tiene oggi al Cairo la terza udienza del processo all’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, imputato di corruzione e complicità per l’uccisione di circa 850 manifestanti durante i 18 giorni di sommossa popolare che hanno portato alle sue dimissioni. Oggi quattro poliziotti testimonieranno contro l’ex raìs e i suoi vertici della sicurezza. Gli egiziani non potranno assistere in diretta al procedimento perché il giudice ha vietato le riprese al termine dell’ultima udienza del 15 agosto. In tribunale ci saranno anche i figli di Mubarak, accusati a loro volta di corruzione.Intanto, all’esterno dell’accademia militare dove si tiene il procedimento, la polizia si è scontrata con i famigliari delle vittime della repressione.

Tra i testimoni che saranno sentiti oggi in aula c’è il generale Hussein Said, capo dell’unità di comunicazioni delle Forze centrali di sicurezza, schierate per fermare le proteste. La testimonianza di Said aiuterà a comprendere le circostanze in cui i manifestanti sono morti. Secondo i procuratori, il generale e altri testimoni riferiranno alla corte che i vertici della sicurezza hanno ordinato ai cecchini di sparare sui manifestanti.

“Questo – ha commentato Khaled Abu Bakr, avvocato che rappresenta le famiglie di manifestanti uccisi – è l’inizio del vero processo”. Le udienze precedenti erano state per lo più tecniche e procedurali. I legali hanno depositato la richiesta di ammettere al processo oltre mille testimoni, tra cui Hussein Tantawi, capo del consiglio dei generali che ha preso il controllo del Paese dopo la caduta di Mubarak. Tantawi è stato anche ministro della Difesa nel governo dell’ex raìs.

Fin dalla mattina, all’estero nel tribunale, si sono accalcate centinaia di famigliari delle vittime della repressione, per tentare di sfondare il cancello ed entrare nella struttura. La polizia in assetto antisommossa ha utilizzato manganelli e si è scontrata brevemente con i manifestanti che si sono scagliati contro gli agenti con dei bastoni. La folla mostrava poster con immagini dei dimostranti uccisi nelle sommosse di inizio anno e la scritta: “Morire come loro oppure ottenere i loro diritti”. Una persona, con cappio alla mano, ha chiesto l’esecuzione di Mubarak. Nelle vicinanze, una cinquantina di suoi sostenitori, invece, urlava: “Perché umiliate il presidente che ci ha protetto?”. L’ex raìs potrebbe essere condannato alla pena di morte se riconosciuto colpevole di complicità nell’omicidio dei dimostranti. Le vittime della repressione sono state circa 850.