Bengasi (Libia), 8 set. (LaPresse/AP) – Sono almeno 30mila le vittime della guerra civile in Libia. Lo ha detto il ministro della Salute del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Naji Barakat, aggiungendo che i feriti ammontano a oltre 50mila. I dati, ancora incompleti, si basano su conteggi di cadaveri in alcune zone e su stime in altre, ha spiegato il ministro ad interim. Almeno 4mila persone sono ancora disperse in Libia e ritenute o morte oppure prigioniere nelle ultime tre roccaforti di Muammar Gheddafi, ovvero Sirte, Sabha e Bani Walid.

Diverse vittime del conflitto sono state bruciate ed è in corso la loro identificazione. Le persone che si occupano di cercare i cadaveri, ha riferito il ministro, continuano a trovare fosse comuni segrete di detenuti assassinati dalle forze di Gheddafi mentre si ritiravano dalle città prese dai ribelli.

Dei 30mila morti circa la metà sono combattenti di Gheddafi, ha spiegato Barakat. Gli ufficiali militari del Cnt gli hanno infatti riferito che soltanto la brigata Khamis, guidata dal figlio più giovane del colonnello, Khamis Gheddafi, ha perso circa 9mila soldati nei combattimenti con i ribelli. Una delle zone più colpite dalla guerra civile è sicuramente Misurata, terza città della Libia assediata per mesi dai lealisti dove gli scontri con gli insorti sono proseguiti per due mesi. I combattimenti sono poi terminati con la ritirata dei soldati del raìs in seguito a una dura sconfitta. Almeno 2mila persone tra combattenti ribelli e civili sono rimasti uccisi nella città portuale e a migliaia sono rimasti feriti, compresi 900 che hanno perso gli arti.

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