New York (New York, Usa), 23 set. (LaPresse) – Un lungo applauso e una standing ovation hanno accolto l’ingresso del presidente dell’Anp Mahmoud Abbas all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Gli stessi applausi e le stesse ovazioni che hanno accompagnato i punti più caldi del suo discorso. Parole emozionanti e sentite, che hanno raccontato il dolore di un popolo senza terra e che si dice pronto a fare parte dell’organizzazione internazionale più importante. Pochi minuti prima Abbas aveva consegnato al segretario generale Ban Ki-moon la lettera con la richiesta ufficiale da sottoporre al Consiglio di sicurezza per l’ingresso all’Onu della Palestina con lo status di membro a tutti gli effetti.

Il discorso di Abbas si è concentrato però soprattutto sulla condanna di Israele, accusato di portare avanti una politica colonialista, di “pulizia etnica”, volta allo sradicamento del popolo palestinese, e di aver bloccato i negoziati di pace. “Israele – ha detto Abbas – continua a costruire migliaia di insediamenti in aree della Cisgiordania e nella parte araba di Gerusalemme. Costruisce in maniera sempre più accelerata e sta innalzando una barriera che divide sempre di più il nostro Paese e distrugge la vita della nostra comunità. Israele continua freneticamente a costruire insediamenti sul territorio del futuro stato della Palestina e a usare una politica colonialista contro di noi, porta avanti una campagna di demolizione e confisca di tante case dei palestinesi e una politica di pulizia etnica per mandare via i palestinesi dalla loro terra”.

Il presidente palestinese ha voluto però anche lanciare un appello alle autorità israeliane. “Noi – ha detto – tendiamo la mano al governo e popolo israeliano per la pace. Dico a loro: cerchiamo di costruire un futuro per i nostri figli in cui possano avere libertà, sicurezza e prosperità. Costruiamo punti di dialogo e non barriere. Costruiamo una relazione cooperativa basata su equità e giustizia e non su politiche di occupazione e insediamenti”.

Abbas ha quindi chiesto alla platea di approvare il riconoscimento della Palestina sulle basi dei confini del ’67. E poi ha aggiunto: “Faccio anche appello agli Stati che non l’hanno ancora fatto di riconoscere la Palestina e chiedo sostegno a tutti i Paesi del mondo per la vittoria, la legge, la giustizia, la legittimità e il sostegno alla pace. Il vostro sostegno per la creazione dello Stato palestinese e l’ammissione all’Onu come pieno membro è il più grande contributo alla pace in tutto il mondo”.

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