Mitzpe Hila (Israele), 18 ott. (LaPresse/AP) – Gilad Shalit avrà bisogno di un periodo di reinserimento, per riprendersi dalle ferite psicologiche e fisiche riportate durante i cinque anni di prigionia nelle mani di Hamas, ma ora spera in una “vita normale”. Lo ha detto il padre del caporale israeliano liberato oggi dopo oltre cinque anni di prigionia, in cambio del rilascio di 1.027 prigionieri palestinesi.

Noam Shalit ha parlato ai giornalisti fuori dalla casa di famiglia nella città israeliana di Mitzpe Hila. Secondo il padre, Gilad sta ancor soffrendo per le ferite da schegge di granata riportate nell’azione del suo rapimento e dovrà recuperare per la lunga assenza di esposizione alla luce del sole. “Ovviamente – ha continuato il padre – Gilad non può essere esposto a tutta questa gente perché è rimasto in isolamento per così tanti giorni e anni, senza poter interagire con persone che parlavano la sua lingua. Poteva comunicare solo con i suoi sequestratori e le guardie”. Noam Shalit ha poi aggiunto che il figlio non ha riferito molto sulla sua prigionia, tranne che il trattamento a cui è stato sottoposto era negativo all’inizio ma è migliorato negli ultimi anni. L’uomo ha poi ringraziato la popolazione di Israele che per anni ha sostenuto la famiglia e ha chiesto alla gente di rispettare la loro privacy.

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