Gaza City (Striscia di Gaza), 31 ott. (LaPresse/AP) – “Non escludo che a un certo punto potremmo trovarci a dovere iniziare un’operazione a tutto campo su Gaza”. Così il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, intervistato stamattina dalla Army Radio, a proposito del riaccendersi delle violenze tra Israele e Striscia di Gaza. “Tuttavia – ha aggiunto – non sono tra gli israeliani a cui manca essere a Gaza”. Dopo un raid condotto dall’esercito di Tel Aviv nella notte in territorio palestinese per colpire i miliziani che avevano lanciato razzi, i funzionari della sicurezza palestinese stamani all’alba hanno scoperto due cadaveri che portavano l’uniforme di al-Ahrar, ‘Il popolo libero’, gruppo poco noto che ha legami con Hamas e che non ha precedenti di violenze contro Israele.
La Difesa israeliana cerca in tutti i modi di contenere gli attacchi al sud del Paese, dove un milione di persone vive entro la portata dei razzi dei militanti di Gaza. I funzionari della Difesa hanno confermato che sono stati messi a punto dei piani contingenti per un’eventuale invasione di Gaza per rovesciare Hamas, il che imporrebbe la rioccupazione della Striscia. Gli stessi funzionari hanno però descritto questo come il peggiore degli scenari possibili e la scelta preferita è quella di ristabilire la relativa calma che regna nella zona dal 2009.
La maggior parte delle violenze del fine settimana ha coinvolto Israele e Jihad islamica, gruppo sostenuto dagli iraniani e considerato più pericoloso anche di Hamas. Negli scambi di attacchi hanno per la vita un civile israeliano e 10 miliziani colpiti da diversi raid dell’esercito di Tel Aviv. Ieri il gruppo ha fatto sapere di essere disposto a interrompere le violenze, a patto che Israele faccia lo stesso.
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