Beirut (Libano), 20 nov. (LaPresse/AP) – Bashar Assad promette che la Siria “non si piegherà” alle pressioni internazionali, né ai “militanti” dell’opposizione, ma questa mattina a Damasco un attacco, in realtà non ancora confermato, contro un edificio del partito Baath, potrebbe aprire una nuova fase della guerra interna che sta insanguinando il Paese. Intanto, mentre la sede del partito Baath sarebbe stata colpita da granate, altre tre persone sono state uccise nel Paese dal regime al potere. “Il ruolo del governo – ha detto il presidente in un’intervista pubblicata oggi dal giornale britannico Sunday Times – è di combattere questi militanti per ripristinare la stabilità e proteggere i civili. Dobbiamo impedire che i militanti continuino a fare quello che stanno facendo, uccidendo civili e compiendo massacri, in diversi luoghi della Siria”. Secondo il governo di Damasco, gli oppositori stanno mettendo in atto un piano straniero per isolare e indebolire il Paese.

La Lega araba ha inoltre fatto sapere oggi di avere respinto le modifiche proposte dalla Siria al piano di pace e alla missione degli osservatori nel Paese. In una nota, l’organizzazione con base al Cairo ha riferito che i cambiamenti proposti da Damasco alterano “l’essenza” del piano. La Lega ha anche risposto al governo siriano che le sue proposte sono inaccettabili perché introducono “drastiche modifiche” al mandato della missione degli osservatori, da inviare in Siria per assicurare che il piano di pace sia applicato.

“Il conflitto – ha continuato poi Assad – andrà avanti, così come la pressione per assoggettare la Siria. Però vi assicuro che la Siria non si piegherà e continuerà a resistere alle pressioni che le stanno venendo imposte”. Il presidente ha quindi aggiunto di provare “dolore e dispiacere” per il bagno di sangue in corso, spiegando però che la soluzione è eliminare i militanti, a suo avviso responsabili delle maggiori violenze. Dall’inizio delle rivolte otto mesi fa, spiega ancora Assad, 800 ufficiali e membri delle forze di sicurezza hanno perso la vita. Le Nazioni unite sostengono che 3.500 persone siano state invece uccise nella repressione da metà marzo. Le ultime oggi, secondo i gurppi per i diritti, massacrate dalle forze di sicurezza a Homs e nel nord.

Nell’intervista Assad ha poi confermato che le elezioni parlamentari si terranno a febbraio o marzo, quindi ci saranno un nuovo governo e una nuova Costituzione. “Questa Costituzione – ha detto – porrà le basi per le modalità di elezione del presidente. Le urne decideranno chi dovrà essere presidente”. Parlando invece del piano di pace proposto dalla Lega araba, lo ha definito un “un pretesto” fornito alla comunità internazionale “per condurre un intervento militare contro la Siria”. Secondo la televisione di Stato, entro stasera il ministro degli Esteri annuncerà la posizione ufficiale di Damasco sul piano che prevede anche l’invio di osservatori stranieri.

Intanto, Damasco questa mattina si è svegliata con due forti boati. Secondo gli attivisti di Comitati di coordinamento locali si sarebbe trattato dello scoppio di almeno due granate rpg lanciate contro un edificio del partito Baath nel distretto di Mazraa, nel cuore della capitale siriana. Per ora, tuttavia, non ci sono conferme ufficiali dell’attacco, che potrebbe essere il primo veramente significativo condotto dall’opposizione contro un edificio governativo. Alcuni testimoni oculari riferiscono che la struttura appare intatta e che non sembra esserci un particolare dispiegamento di forze di sicurezza nei dintorni. I residenti confermano di aver sentito due forti esplosioni, ma non possono confermare che l’edificio sia stato effettivamente colpito. “Mi sono svegliato per il rumore di due forti scoppi”, spiega un residente che ha chiesto di poter rimanere anonimo.

Il giornalista Thabet Salem, che vive a circa un chilometro dal presunto luogo dell’attacco, ritiene che, nel caso in cui la notizia fosse confermata, rappresenterebbe l’inizio di una nuova fase nella sommossa in Siria. “Si tratterebbe di una escalation che potrebbe dare una dimensione nuova all’intera situazione”, spiega. Nelle ultime settimane la rivolta contro il presidente Bashar Assad è diventata più violenta e militarizzata. Dissidenti dell’esercito che si sono schierati con i manifestanti hanno iniziato a combattere contro le forze del regime, assalendo anche basi militari. Protagonista delle azioni è stato principalmente il cosiddetto Esercito libero della Siria che mercoledì ha attaccato una sede dell’intelligence dell’aeronautica ad Harasta, sobborgo della capitale.

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