Rabat (Marocco), 25 nov. (LaPresse/AP) – Seggi aperti in Marocco, dove oltre 13 milioni di cittadini sono chiamati oggi alle urne per scegliere un nuovo Parlamento. È il primo voto dopo la riforma costituzionale varata a luglio a seguito delle proteste sull’onda della cosiddetta primavera araba. Le elezioni sono a rischio astensione: numerosi attivisti impegnati nelle proteste di questi ultimi mesi, infatti, hanno invitato i cittadini boicottare il voto perché ritengono che la monarchia al potere non sia realmente impegnata per il cambiamento. Le urne si chiuderanno alle 19 ora italiana.
La campagna elettorale in Marocco è stata contenuta. Pochi i poster elettorali e gli eventi organizzati dai candidati; tanti invece i cartelli che invitano i cittadini a “fare il loro dovere nazionale” e “partecipare al cambiamento del Paese che è in corso”. Nelle elezioni del 2007 l’affluenza alle urne fu del 37% e alcuni temono che nel voto di oggi potrebbe essere ancora più bassa. Secondo i dati forniti da Human Rights Watch, dal 20 ottobre il governo ha fermato più di 100 attivisti sottoponendoli a interrogatorio per aver invitato al boicottaggio. “I partiti negli ultimi 30 anni hanno presentato sempre le stesse persone, almeno potrebbero cambiare i loro candidati”, ha spiegato un commerciante di Rabat, spiegando la sua decisione di non andare a votare.
Come altrove nel mondo arabo, in Marocco i cittadini anno avviato proteste pro-democratiche nel Paese nella prima metà del 2011. Il re Mohammed VI ha risposto con delle modifiche alla Costituzione e ha indetto le elezioni. In base alla nuova Costituzione sarà il partito che otterrà il maggior numero di voti a dover formare il governo. Potrebbe trattarsi del Partito giustizia e sviluppo (Pjd), islamico. Il principale avversario del Pjd è il Consiglio nazionale degli indipendenti (Rni) del ministro delle Finanze Salaheddine Mezouar, che guida un’alleanza con altri sette partiti pro-monarchia.
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