Ginevra (Svizzera), 2 dic. (LaPresse/AP) – L’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni unite, Navi Pillay, ha riferito che 307 bambini sono stati assassinati nella repressione delle rivolte antigovernative in Siria, iniziate a marzo. L’annuncio arriva dopo la nuova stima delle vittime in Siria diffusa ieri dall’Onu: da marzo nella repressione del regime di Bashar Assad sono morte “molto più di 4mila persone”. La Pillay è interventua nella riunione d’emergenza sulla Siria del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite (Unhrc), in corso a Ginevra, dove ha chiesto nuovamente al Consiglio di sicurezza dell’Onu di portare Damasco davanti alla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità.

In serata, il Consiglio, con 37 voti favorevoli, quattro contrari e sei astenuti, ha condannato le “evidenti e sistematiche violazioni dei diritti umani” da parte del regime siriano nei confronti di manifestanti antigovernativi, e ha nominato un investigatore speciale che indagherà sugli abusi commessi nel Paese. La risoluzione era appoggiata da Lega araba, Stati Uniti e Paesi europei, mentre contro si sono schierate potenze come Russia e Cina. Dalla bozza finale della risoluzione è stato rimosso il riferimento diretto al Consiglio di sicurezza dell’Onu.

“Se non fermeremo la continua repressione spietata da parte delle autorità siriane il Paese precipiterà in una guerra civile aperta”, ha detto ieri la Pillay, che ha poi spinto i governi di tutto il mondo ad agire per fermare le violenze attuate dal regime di Bashar Assad. “Alla luce dell’evidente fallimento delle autorità siriane nel proteggere i propri cittadini, la comunità internazionale deve prendere misure urgenti ed efficaci per salvaguardare i civili”, ha detto l’Alto commissario.

Le violenze in Siria continuano intanto indisturbate. Alcuni testimoni citati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani hanno detto che sono in corso pesanti sparatorie a Talkalakh, città al confine con il Libano. Gli attacchi sono iniziati nelle prime ore del mattino e decine di persone sono rimaste ferite. Diversi attivisti hanno inoltre riferito di proteste nella provincia di Idlib, vicino alla Turchia.

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