Durban (Sudafrica), 11 dic. (LaPresse/AP) – I delegati riuniti a Durban per la 17esima Conferenza mondiale sul clima organizzata dall’Onu hanno raggiunto nella notte un’intesa: i 194 Paesi inizieranno dei negoziati per un accordo globale sulla riduzione delle emissioni di gas serra che verrà raggiunto entro il 2015 ed entrerà in vigore al più tardi nel 2020. Intanto, visto che l’anno prossimo scade il protocollo di Kyoto, è stata raggiunta un’intesa per un Kyoto2 che consentirà di traghettare dal 2012 al nuovo accordo. Dall’estensione di Kyoto, che dovrebbe durare almeno altri cinque anni, si sono però tirati fuori Giappone, Russia e Canada.

L’intesa di stanotte, la ‘piattaforma di Durban’, ha scongiurato in extremis il fallimento del vertice, che si è prolungato molto oltre il previsto. Iniziato lo scorso 28 novembre, infatti, il summit avrebbe dovuto concludersi venerdì. Critiche dagli ambientalisti: “Non hanno raggiunto un accordo reale, ma hanno attenuato i toni in modo che tutti saltassero a bordo”, commenta Samantha Smith di WWF International, notando che nel documento approvato non viene menzionato per esempio alcun tipo di sanzione.

In base al protocollo di Kyoto del 1997 solo i Paesi industrializzati sono legalmente vincolati a ridurre le emissioni di carbonio, mentre quelli in via di sviluppo adottano misure su base volontaria. Con l’intesa raggiunta oggi, India e Cina si sono impegnate ad accettare invece in futuro target di emissioni legalmente vincolanti. Questo è un nodo per il quale si è battuta soprattutto l’Unione europea, secondo cui in tal modo verrà meno la divisione del mondo in due parti del 20esimo secolo.

Convincere India e Cina ad accettare la condizione futura del rispetto di target di emissioni vincolanti è stato molto difficile. I due Stati sostengono infatti che la proposta dell’Ue trascuri il principio del quale si è tenuto conto per 20 anni, cioè che i Paesi in via di sviluppo hanno meno responsabilità del riscaldamento globale rispetto alle nazioni industrializzate, che lo hanno causato con 200 anni di inquinamento. “Noi stiamo facendo quello che dovremmo e anche quello che voi non state facendo”, ha detto durante i colloqui il negoziatore cinese Xie Zhenhua. Il riferimento era anche agli Stati Uniti, che nel 1997 non hanno ratificato il protocollo di Kyoto dicendo di non voler concedere alcun vantaggio competitivo alla Cina.

L’accordo di Durban rappresenta “un importante passo avanti nel nostro lavoro sul cambiamento climatico”, ha commentato il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon. Il documento approvato stanotte contiene anche regole per il monitoraggio di riduzioni di emissioni e protezione delle foreste ed è previsto il trasferimento di tecnologie pulite ai Paesi in via di sviluppo. Il compromesso è stato raggiunto alle 3.30 ora locale (le 4.30 in Italia) ed è stato annunciato dal presidente della conferenza, Maite Nkoana-Mashabane, che è il ministro degli Esteri del Sudafrica.

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