Dubai (Emirati Arabi Uniti), 28 dic. (LaPresse/AP) – Cresce la tensione tra Stati Uniti e Iran in merito a una possibile chiusura dello Stretto di Hormuz, passaggio chiave per le consegne petrolifere internazionali. Ieri eri il vicepresidente iraniano Mohamed Reza Rahimi aveva minacciato un intervento di Teheran nel caso in cui i Paesi occidentali avessero imposto sanzioni sulle consegne di greggio iraniano, come ritorsione per il programma nucleare. Oggi è arrivata la risposta americana. Ogni interruzione del traffico navale nello stretto di Hormuz – ha fatto sapere la Quinta flotta statunitense, di stanza in Bahrain, attraverso la portavoce Rebecca Rebarich – non sarà tollerata”. “Chiunque minacci di impedire la libertà di navigazione in uno stretto internazionale – ha proseguito la Rebarich – è chiaramente fuori dalla comunità delle nazioni. La Marina americana è sempre pronta a contrastare le azioni malvage per garantire la libertà di navigazione”.
Ieri, da Washington, il portavoce del dipartimento di Stato Mark Toner aveva definito la minaccia una “spacconata”, e l’ennesimo tentativo iraniano “di distogliere l’attenzione dal vero problema, cioè la continua inosservanza degli obblighi internazionali sul nucleare”. La chiusura dello Stretto, da cui passa circa il 40 per cento delle forniture di petrolio del mondo, avrebbe un impatto molto pesante sull’economia internazionale.
Nel primo pomeriggio di oggi, intervistato dall’emittente statale Press Tv, l’ammiraglio iraniano Habibollah Sayyari ha detto che per Teheran chiudere lo stretto sarebbe facile. “La marina del Paese – ha specificato – ha il controllo complessivo del passaggio marittimo” e può bloccarlo con semplicità. Questa mattina, un ufficiale del ministero del petrolio saudita, rimasto anonimo, aveva fatto sapere che le nazioni del Golfo arabo sono pronte a compensare un eventuale calo delle esportazioni di petrolio iraniano.
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