Teheran (Iran), 20 gen. (LaPresse/AP) – Decine di negozi di giocattoli sono stati chiusi dalla polizia in Iran perché vendevano Barbie. Lo riferisce l’agenzia di stampa iraniana Mehr, aggiungendo che il fine dichiarato del provvedimento è quello di combattere l’influenza della cultura occidentale. Secondo l’agenzia, un agente coperto dall’anonimato avrebbe riferito che la polizia ha anche sequestrato diverse bambole Barbie in negozi di Teheran per “una nuova fase” di repressione. La vendita di Barbie è vietata in Iran dalla metà degli anni novanta perché si ritiene che le bambole siano disegnate per somigliare a un modello di donna occidentale.

Nel 1996 un’agenzia governativa iraniana definì le Barbie un “cavallo di Troia” che insinua nel Paese abitudini occidentali come trucco e abiti scollati. Nel 2002 Teheran introdusse sul mercato la sua versione di Barbie, le gemelle Dara e Sara, disegnate per promuovere i valori tradizionali con abiti molto sobri. Le nuove bambole non furono tuttavia in grado di reggere il confronto delle vere Barbie. Nel 2008, infine, la magistratura ha messo in guardia dalle conseguenze culturali e sociali “distruttive” e dal “pericolo” dell’importazione di Barbie e altri giocattoli occidentali.

Nonostante i divieti di vendita imposti su libri, film, mode e persino tagli di capelli, i giovani iraniani mantengono il loro interesse nei confronti della cultura occidentale e ogni settimana la tv di Stato trasmette molti film di Hollywood. Dalla rivoluzione islamica del 1979 i musulmani hanno ripetutamente provato a combattere quella che definiscono “l’invasione culturale dell’Occidente”, scoraggiando la vendita di giochi importati. Nonostante questo i mercati del Paese sono stati sempre pieni di giocattoli occidentali per i bambini iraniani. Un terzo della popolazione nazionale di 75 milioni di abitanti è composta da persone al di sotto dei 15 anni.

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