Bruxelles (Belgio), 23 gen. (LaPresse/AP) – L’Unione europea ha trovato un accordo per l’embargo petrolifero sull’Iran nell’ambito delle sanzioni imposte su Teheran a causa del suo programma nucleare. La decisione ufficiale è arrivata questa mattina. Il segretario agli Esteri britannico William Hague ha definito la misura una “serie di sanzioni senza precedenti”. “Penso – ha detto – che questo mostri la determinazione dell’Ue sulla questione”. Secondo fonti diplomatiche, le sanzioni prevedono un embargo immediato sui nuovi contratti sul greggio e prodotti petroliferi, mentre quelli già esistenti potranno essere rispettati fino a luglio. Teheran sostiene che il suo programma nucleare abbia scopi esclusivamente pacifici, ma molti Paesi occidentali accusano l’Iran di voler sviluppare armi atomiche.

L’Ue ha inoltre deciso di congelare i beni della Banca centrale iraniana con lo scopo di bloccare fondi per il programma nucleare di Teheran e spingere il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad a tornare al tavolo dei negoziati. I ministri degli Esteri europei si sono accordati anche sulla necessità di valutare gli effetti delle sanzioni entro il primo maggio, ha fatto sapere un diplomatico. I ministri, ha aggiunto il funzionario parlando a condizione di anonimato, hanno deciso in linea di principio di compensare i costi sostenuti dalla Grecia, che dipendono dalle forniture di petrolio iraniano, a causa dell’embargo. “È importante sapere cosa succederà a singoli Paesi come conseguenza delle sanzioni”, aveva avvertito Catherine Ashton, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Ue, prima dell’incontro a Bruxelles. Secondo il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, è fondamentale intraprendere azioni: “Non è questione di sicurezza solo della regione, è una questione che riguarda la sicurezza nel mondo”.

Positivo il giudizio degli oppositori del governo di Teheran sulla decisione. “Per due decenni – ha detto in una nota Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della resistenza iraniana – abbiamo fatto appello a complessive sanzioni petrolifere e finanziarie contro la dittatura religiosa e terroristica al potere in Iran”. Il Consiglio, gruppo politico fondato nel 1981, in esilio, è considerato una formazione terroristica dagli Stati Uniti, ma non dall’Ue. “Il regime clericale – ha scritto ancora Rajavi – vuole ottenere armi nucleari a tutti i costi, e un ritardo di cinque mesi nella piena applicazione di queste sanzioni fornisce a Teheran un periodo di tempo sufficiente per attuare i suoi piani inquietanti”.

In mattinata, invece, il deputato Heshmatollah Falahapisheh ha detto che l’Iran ha diritto di chiudere lo stretto di Hormuz in risposta alle sanzioni imposte dalla comunità internazionale. La chiusura dello stretto, ha aggiunto, è un’opzione sempre più probabile. Teheran ha minacciato più volte di bloccare il passaggio marittimo, dove transita un quinto del petrolio prodotto nel mondo.

Le sanzioni economiche imposte oggi dall’Unione europea all’Iran sono “illogiche e ingiuste” e “possono essere comprese solo nell’ambito di propaganda e guerra psicologica”. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, citato dall’emittente televisiva di Stato. “Pressione e sanzioni contro una nazione che usa una forte logica e ragione per le sue politiche sono metodi destinati a fallire”, ha aggiunto. A causa della necessità a lungo termine di energia in tutto il mondo, ha concluso il portavoce, “è impossibile imporre sanzioni del genere all’Iran”, Paese con enormi risorse di petrolio e gas.

In serata, il primo ministro britannico David Cameron, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno diffuso una nota con cui hanno difeso le nuove sanzioni e ribadito l’attacco contro il programma nucleare di Teheran. “Il nostro messaggio – si legge nel comunicato – è chiaro, non abbiamo nulla contro il popolo iraniano, ma la leadership non è riuscita a ripristinare la fiducia internazionale sulla natura esclusivamente pacifica del suo programma nucleare. Non accetteremo che l’Iran acquisisca un’arma nucleare”. Dopo la decisione, i 27 ministri degli Esteri dell’Ue hanno poi riferito che “il recente avvio delle operazioni per l’arricchimento di uranio a un livello che raggiunge il 20% nell’impianto sotterraneo e profondamente nascosto di Fordo, vicino a Qom aggrava ulteriormente le preoccupazioni sulle possibili dimensioni militari del programma nucleare iraniano”.

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