Beirut (Libano), 29 gen. (LaPresse/AP) – Dopo che ieri la Lega araba ha deciso di sospendere la missione degli osservatori, in Siria non si fermano le violenze. Dopo gli intensi combattimenti di ieri, oggi l’esercito siriano ha lanciato un’offensiva per riprendere il controllo dei sobborghi a est di Damasco, dove disertori armati stanno crescendo in termini di forza e capacità di attacco. Secondo quanto riferiscono gli attivisti, l’esercito ha dispiegato decine di carri armati e veicoli blindati nell’area.
“Questa mattina – spiega un attivista di Duma che si è identificato come Mohammad Doumani – le truppe hanno attaccato Kfar Batna, Hammouriyeh e Ein Tarma. Sembra che il regime abbia lanciato un’operazione per riprendere il controllo di queste aree”. Secondo Doumani, decine di famiglie stanno lasciando Ein Tarma e le zone vicine, per dirigersi a Damasco. Video amatoriali pubblicati su Internet mostrano residenti, tra cui donne e bambini, fuggire a piedi con borse piene di effetti personali, mentre si sentono colpi di arma da fuoco. Nell’area già ieri si sono registrati forti combattimenti.
Gli scontri e la repressione continuano intanto a mietere vittime. Sei soldati dell’esercito sono morti e altri sei sono rimasti feriti in un’imboscata contro il bus su cui viaggiavano, in una strada di Sahnaya, a circa 20 chilometri a sud di Damasco. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa statale Sana, a condurre l’attacco sono stati “terroristi”. Tra le vittime, aggiunge l’agenzia, due erano tenenti. Secondo quanto riportano gli attivisti, invece, tre persone tra cui un ragazzo di 16 anni sono morte nel sobborgo di Kfar Batna. Intensi combattimenti si sono registrati anche a Saqba e Arbeen. Vittime, aggiunge l’Osservatorio siriano per i diritti umani, si sono registrate anche vicino al sobborgo Zabadani, vicino alla capitale, dove a perdere la vita è stato un soldato disertore, a Homs e a Damasco. Qui le truppe hanno aperto il fuoco su un corteo funebre di una delle vittime dei combattimenti di ieri.
I violenti confronti armati alle porte di Damasco sono, secondo Rami Abdul-Rahman, capo dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, i “più intensi nei pressi della capitale da quando sono iniziate le rivolte”. Solo ieri in tutto il Paese si sono registrate 36 vittime, almeno cento sono i morti da giovedì. “Il regime siriano – ha aggiunto Abdul-Rahman – sta tentando di mettere fine alle rivolte militarmente, ora che la questione sta per essere portata alle Nazioni unite”.
Proprio oggi, il segretario generale della Lega araba Nabil Elaraby è in partenza con il primo ministro del Qatar Hamad bin Jassim per New York, dove cercherà di ottenere all’Onu l’approvazione di un piano arabo-europeo per la fine della crisi in Siria. “Spero che le posizioni (di Cina e Russia, ndr) saranno modificate in linea con la stesura finale della risoluzione”, ha detto ai giornalisti all’aeroporto di Damasco. Sono proprio le posizioni di Russia e Cina, infatti, a ostacolare principalmente la possibilità di trovare una visione condivisa sulla vicenda. Il piano proposto prevede una transizione di due mesi verso un governo di unità nazionale e il passaggio di poteri dal presidente Assad al suo vice.