Teheran (Iran), 29 gen. (LaPresse/AP) – La squadra di ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica è arrivata nelle prime ore della mattina in Iran. Del team, che nel Paese si fermerà tre giorni, fanno parte due esperti di armi nucleari, il francese Jacques Baute e il sudafricano Neville Whiting, secondo cui l’Iran potrebbe essere preparato ad affrontare alcune questioni relative alle accuse sul suo programma nucleare. La delegazione è guidata dal vicedirettore generale dell’Aiea Herman Nackaerts. Della squadra fa parte anche Rafael Grossi, braccio destro del numero uno dell’agenzia Yukiya Amano. Prima dell’arrivo, Nackaerts ha chiesto a Teheran di lavorare con la missione per rispondere alle accuse secondo cui starebbe cercando di costruire armi nucleari.
La squadra non affronta una sfida semplice. Ad attenderla all’arrivo all’aeroporto Imam Khomeini di Teheran, una decina di sostenitori della linea più dura che hanno mostrato le fotografie di Mostafa Ahmadi Roshan, esperto nucleare ucciso a inizio gennaio da una bomba. L’agenzia di stampa ufficiale Irna spiega che gli inviati dovrebbero visitare il sito di arricchimento dell’uranio di Fordo, vicino alla città santa di Qom, a circa 130 chilometri a sud dalla capitale. Durante la visita, il team cercherà di ottenere il permesso di parlare con gli scienziati iraniani sospettati di lavorare al programma di armi nucleari, ispezionare documenti relativi ai lavori sospetti e ottenere l’impegno delle autorità di permettere visite future ai siti. Ma già solo garantirsi una possibilità di dialogo sulle accuse potrebbe essere un buon punto di partenza.
Gli Usa e i loro alleati vogliono che l’Iran fermi l’arricchimento dell’uranio che temono possa essere volto alla produzione di armamenti. Teheran tuttavia sostiene che il programma abbia solo propositi pacifici. In passato l’Iran ha accusato l’Aiea di mancanze nella sicurezza che hanno esposto i suoi scienziati e le loro famiglie a minacce di morte da parte di Usa e Israele. I media di Stato riferiscono che Roshan, esperto chimico e direttore dell’impianto di arricchimento di uranio di Natanz, nel centro del Paese, era stato intervistato dagli ispettori dell’Agenzia prima di essere ucciso.
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