Teheran (Iran), 7 feb. (LaPresse/AP) – Le nuove sanzioni degli Stati Uniti contro l’Iran fanno parte di una “guerra psicologica”, mirata a provocare lo scontento tra gli iraniani. Lo ha detto Ramin Mehmanparast, portavoce del ministero dell’Interno di Teheran, secondo cui le misure, firmate per decreto dal presidente Barack Obama, non fermeranno il programma nucleare del Paese. Le nuove sanzioni disposte da Washington danno alle banche americane ulteriori poteri per congelare i beni legati al governo iraniano e per chiudere ogni spiraglio che possa essere usato dall’Iran per muovere denaro nonostante le sanzioni già imposte.

Mehmanparast ha dichiarato che la Banca centrale iraniana non ha collegamenti finanziari con gli Stati Uniti e che non subirà conseguenze dalle misure. “Molte di queste attività americane rientrano nella sfera della guerra psicologica e della propaganda, non possono avere effetti negativi sul nostro lavoro”, ha detto il portavoce del ministero. “Imponendo sanzioni sulla nostra banca centrale in assenza di legami con loro – ha aggiunto – gli americani mostrano che la loro intenzione è mettere pressione sul nostro popolo, creando preoccupazioni e scontento sociale”.

Ieri Obama aveva definito necessarie le sanzioni, causa della “pratiche ingannevoli della Banca centrale dell’Iran e di altre banche iraniane” e degli “inaccettabili rischi” posti al sistema finanziario internazionale dalle attività di Teheran. Secondo Obama, tuttavia, è ancora possibile risolvere l’impasse sulla questione del programma nucleare attraverso sforzi diplomatici. Teheran, ha scritto in una nota il dipartimento del Tesoro Usa, deve ricevere il messaggio che “affronterà una pressione economica e diplomatica sempre maggiore” fino a che non risponderà alle fondate preoccupazioni del mondo sul suo programma atomico.

Usa ed Europa vogliono privare l’Iran delle entrate provenienti dal petrolio, necessarie per governare e pagare il programma. Molti esperti ritengono che l’Iran sarà però in grado di trovare altri acquirenti fuori dall’Europa. “Quando si applica il massimo livello del proprio potere per imporre sanzioni su un Paese e quel Paese prosegue sulla sua strada, allora vuol dire che non si ha potere a sufficienza per fermarlo”, ha detto ancora Mehmanparast, rivolgendosi agli Usa. “Queste misure – ha concluso – non hanno un impatto sufficiente sull’Iran. Questi errori di valutazione non porteranno frutti alle nazioni europee e agli Usa”.

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