Beirut (Libano), 7 feb. (LaPresse/AP) – Dopo la chiusura dell’ambasciata degli Stati Uniti e il richiamo del rappresentante diplomatico britannico a Damasco, oggi anche Francia, Italia, Spagna e Olanda hanno richiamato in patria per consultazioni i propri ambasciatori in Siria. Lo stesso hanno fatto tutti i sei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo. La decisione è stata presa in seguito alla continue violenze che stanno insanguinando il Paese e, in particolare, all’ultima offensiva lanciata su Homs.

Intanto, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, in visita a Damasco, ha dichiarato che il presidente Bashar Assad è disponibile al dialogo con l’opposizione: “E’ chiaro che gli sforzi per fermare la violenza dovrebbero essere accompagnati dall’inizio del dialogo tra le forze politiche”. Ha aggiunto: “Oggi abbiamo ricevuto la conferma che il presidente della Siria è pronto per questo”. Assad ha dichiarato di essere “pronto a cooperare con tutti gli sforzi a sostegno della stabilità in Siria”, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Sana. Durante i colloqui, Assad ha anche detto a Lavrov che la posizione della Russia ha avuto un “ruolo chiave nel salvare la nostra madrepatria”, secondo quanto ha riferito l’agenzia russa Itar-Tass.

La Farnesina ha fatto sapere che, nonostante il richiamo a Roma dell’ambasciatore Achille Amerio, la sede diplomatica italiana a Damasco resta aperta e operativa per garantire l’assistenza ai connazionali presenti nel Paese e seguire lo svolgimento dei fatti da vicino. “La decisione – si legge nella nota della Farnesina – fa seguito ai passi effettuati nelle ultime ore dal governo italiano. Ieri il segretario generale della Farnesina Giampiero Massolo aveva espresso all’ambasciatore siriano a Roma, Khaddour Hasan, la più ferma condanna e lo sdegno del governo italiano per le inaccettabili violenze perpetrate dal regime di Damasco nei confronti della popolazione civile”. Simile la decisione di Parigi, che ha richiamato l’ambasciatore Eric Chevallier, pur decidendo di continuare a lavorare sul territorio.

La televisione di Stato siriana ha mostrato le immagini di centinaia di persone scese in strada per accogliere Lavrov a Damasco e “onorare” il supporto di Mosca alla Siria. Nel video si vede il convoglio del ministro attraversare viale Mazzeh di Damasco, affollato dai sostenitori di Assad, alcuni dei quali sventolavano la bandiera russa. La folla ha mostrato diversi striscioni con slogan a sostegno di Mosca e Pechino, che sabato hanno posto il veto sulla risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Su un cartello si poteva leggere ‘Grazie Russia e Cina’ sotto alcune fotografie di Assad e Dmitry Medvedev, presidente russo.

Nel Paese però non si ferma la repressione del dissenso, soprattutto a Homs, diventata città simbolo della rivolta contro il regime. Secondo gli attivisti, sono 15 le persone rimaste uccise oggi, in nuovi duri attacchi da parte delle forze di sicurezza sulla popolazione. Tra le zone in cui si sono verificati i più duri attacchi c’è nuovamente la città di Homs, in cui secondo quanto riferito dagli attivisti dell’Osservatorio per i diritti umani i soldati hanno tentato di entrare nei distretti di Baba Amr, Khaldiyeh e Bayada, causando la morte di nove persone. Nella città di Houleh in provincia di Homs, hanno reso noto, le forze di sicurezza hanno sparato a un ragazzo di 15 anni, uccidendolo. L’Osservatorio e i Comitati di coordinamento locali hanno inoltre riferito di pesanti attacchi nel sobborgo Zabadani a Damasco, in cui sono state uccise cinque persone.

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