Islamabad (Pakistan), 13 feb. (LaPresse/AP) – La Corte suprema del Pakistan ha accusato il primo ministro Yousuf Raza Gilani di oltraggio per non avere chiesto alle autorità svizzere di riaprire un vecchio caso di corruzione contro il presidente Asif Ali Zardari, che risale a fine degli anni ’90. Se sarà giudicato colpevole, il premier rischia la pena detentiva e l’allontanamento dall’incarico. Gilani, che è comparso oggi in tribunale, ha affermato di aver capito le accuse, ma ha ribadito che le contesterà. La formalizzazione delle accuse segna l’inizio del processo, che molto probabilmente si concluderà tra diverse settimane o mesi. La prossima udienza è prevista per il 22 febbraio.

Il caso contro Zardari riguarda presunte tangenti ricevute da lui e da sua moglie Benazir Bhutto, ex primo ministro ucciso nel 2007, da alcune società svizzere. La coppia fu processata in Svizzera in contumacia e giudicata colpevole nel 2003. Zardari presentò ricorso in appello, ma le autorità svizzere chiusero il caso dopo che il Parlamento pakistano aveva approvato una legge che prevede l’immunità per il presidente e altri alti funzionari per vecchi casi di corruzione. La normativa è stata molto criticata e la Corte suprema la giudicò incostituzionale nel 2009, ordinando al governo di scrivere una lettera alle autorità svizzere per chiedere la riapertura del caso. Il governo si rifiutò di farlo, ribadendo che il presidente è protetto dall’immunità, ma questo è valso a Gilani l’accusa di oltraggio alla Corte per non aver rispettato l’ordine del tribunale. Sostenitori della Corte suprema sostengono che i giudici cerchino di garantire il rispetto della legge, mentre i critici accusano il tribunale di agire per motivazioni politiche.

Oltre al caso aperto con la Corte suprema, recentemente Gilani ha dovuto affrontare una difficile situazione politica a causa della crisi tra governo ed esercito. Le tensioni fra i due apparati dello Stato derivano da un memo inviato da Islamabad a Washington subito dopo l’uccisione di Osama bin Laden, in cui si chiedeva aiuto per paura di un possibile colpo di Stato militare. Il governo ha negato qualsiasi coinvolgimento, ma l’esercito ha spinto la Corte suprema a indagare sull’accaduto. Nell’ambito degli interrogatori presso la Corte, i capi di esercito e intelligence hanno sostenuto che il memo rientrava in un complotto contro l’esercito. Da qui è partita una spirale di botta e risposta sulla vicenda: Gilani ha criticato le forze armate affermando che sia il generale Ashfaq Pervez Kayani a capo dell’esercito, sia il tenente generale Ahmed Shuja Pasha a capo dell’agenzia di intelligence, hanno violato la Costituzione rilasciando queste dichiarazioni. Frase che ha poi dovuto ritrattare dopo le lamentele di esercito e Isi.

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