New York (New York, Usa), 6 mar. (LaPresse/AP) – La comunità internazionale continua gli sforzi diplomatici per mettere fine alla crisi in Siria. Oggi gli Stati Uniti hanno presentato una nuova bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell’Onu in cui si chiede la fine delle violenze sia alle truppe governative che ai soldati disertori dell’opposizione. Il documento è stato discusso a porte chiuse dai cinque membri permanenti del Consiglio, ovvero Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia oltre che dal Marocco, rappresentante arabo dell’organo dell’Onu. Nessuna apertura di rilievo è emersa però dal confronto, su cui l’ambasciatore cinese Li Baodong ha riferito: “Stiamo ancora lavorando”. Nessun commento in merito dal diplomatico russo. L’inviato marocchino, Mohammed Loulichki, ha definito “promettente” l’atmosfera, ma ha aggiunto che non è stata fissata alcuna data per la ripresa dei colloqui sul documento. Più pessimista la rappresentante degli Usa, Susan Rice, secondo cui sulla bozza non ci si può aspettare “nulla di specifico”.
Russia e Cina hanno già posto in due occasioni nei mesi passati il veto sulle risoluzioni presentate al Consiglio di sicurezza, volte a mettere fine alle violenze in Siria e a condurre verso una transizione democratica. Mosca e Pechino rimangono comunque impegnate nel tentativo di trovare una via d’uscita alla crisi. L’ex ambasciatore cinese in Siria, Li Huaqing, è giunto a Damasco dove incontrerà funzionari del governo del presidente Bashar Assad e cercherà di spingere le autorità siriane a dettare un cessate il fuoco. Il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov, ha invitato invece oggi il Consiglio ad agire per cercare “un compromesso e stimolare negoziati e un processo politico in Siria”.
Da Londra intanto, il premier David Cameron ritorna sulla posizione di Mosca, dopo una conversazione telefonica avuta ieri con il primo ministro Vladimir Putin e il presidente uscente Dmitry Medvedev. “Dobbiamo convincere la Russia – ha detto Cameron in un discorso a una Commissione parlamentare – che è assolutamente essenziale garantire almeno un accesso umanitario in Siria e una risoluzione chiara per mettere fine alle violenze”. Il premier britannico ha spiegato di non aver percepito la volontà di un cambiamento di posizione sulla questione da parte russa, ma ha ribadito che è importante convincere il Cremlino ad attivarsi perché il regime di Bashar Assad apra almeno le porte agli aiuti.
Le nazioni che si oppongono alla repressione attuata dal contestato presidente siriano, ha aggiunto il leader britannico, dovrebbero anche esaminare idee alternative su come aiutare i civili. Tra queste l’istituzione di corridoi umanitari, l’individuazione di luoghi sicuri all’interno della Siria o la conquista del cosiddetto cessate il fuoco umanitario, ovvero l’interruzione dei combattimenti da parte di forze governative e dell’opposizione anche solo per alcune ore al giorno in modo da permettere ai civili di fuggire. Oltre a valutare le diverse opzioni, ha però avvertito Cameron, è necessario che la comunità internazionale sia preparata ad attuarle in modo pratico.