Sokoto (Nigeria), 9 mar. (LaPresse/AP) – L’unica cosa certa per ora è che l’inglese Chris McManus e l’italiano Franco Lamolinara, rapiti a maggio scorso in Nigeria, sono stati uccisi. Le circostanze in cui è svolto il blitz per liberarli nella giornata di ieri, ad opera di militari nigeriani e delle forze speciali britanniche, e quando sia stato deciso sono ancora tutte da chiarire. Così come una soluzione dovrà trovare la disputa che si è venuta a creare tra Italia e Regno Unito, visto che le autorità di Londra hanno deciso di dare il via all’operazione senza avvertire prima il governo italiano. Un comportamento che oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito “inspiegabile”. “L’azione di forza”, ha aggiunto, necessita “di un chiarimento sul piano politico e diplomatico”.
La risposta di Londra non si è fatta attendere. In un rimbalzo di dichiarazioni tra il ministero degli Esteri, Downing Street e il ministero della Difesa, il governo britannico ha confermato che le autorità italiane sono state avvertite a blitz iniziato e non in anticipo. “Abbiamo preso molto velocemente la decisione di andare avanti con questa operazione, avevamo un tempo molto limitato, che ha vincolato quanto potevamo consultare gli altri”, ha detto il segretario agli Affari esteri britannico William Hague da Copenhagen, dove oggi era in programma un incontro dei ministri degli Esteri europei e dove ha potuto confrontarsi il titolare della Farnesina Giulio Terzi. “Siamo stati in grado di informare il governo italiano dopo che l’operazione era iniziata, ma non fare molto più di questo. Penso comunque che tutti capiscano i vincoli della questione, e la velocità richiesta in casi come questo”, ha continuato.
A quanto sembra, comunque, vista la presenza in loco delle forze speciali del Regno Unito, l’ipotesi di condurre il blitz era al vaglio da settimane. Gli ufficiali di intelligence e militari britannici hanno infatti lavorato per mesi con la controparte nigeriana prima di condurre l’operazione. Secondo quanto riferiscono ufficiali vicini alla vicenda, il contingente dello Special Boat Service britannico è stato dispiegato sul terreno alcune settimane fa. La commissione di emergenza del governo di Londra, conosciuta come Cobra, si era invece già riunita una ventina di volte dal giorno del sequestro per valutare la situazione e le opzioni volte a liberare gli ostaggi.
Un certo numero di arresti condotti dalla autorità nigeriane negli ultimi giorni ha fornito informazioni concrete su dove fossero l’italiano e l’inglese, ma al tempo stesso potrebbe aver messo in allarme i sequestratori. “La situazione – ha commentato in merito agli arresti Steve Field, portavoce del premier David Cameron – è diventata chiara solo negli ultimi giorni. La finestra di opportunità riflette il fatto che abbiamo avuto informazioni su dove gli ostaggi erano trattenuti”. E comunque, continua Downing Street, né il governo di Mario Monti né quello guidato da Silvio Berlusconi hanno mai sollevato obiezioni sulla possibilità di un’operazione per liberare gli ostaggi in Nigeria durante i colloqui avuti degli ultimi nove mesi.
Il covo dove l’italiano e l’inglese sono stati detenuti e uccisi era una casa nella città di Sokoto, sul cui pavimento dopo il blitz sono state ritrovati medicinali sparsi, tra cui penicillina, compresse anti-malaria e altri prodotti. Questo potrebbe indicare che i due stranieri erano stati portati nell’edificio da un po’. La città si trova nel nordovest della Nigeria, non lontano dal confine con il Niger dove in passato il gruppo Al-Qaeda nel Maghreb islamico ha rapito altri stranieri. Secondo le autorità nigeriane, il gruppo ha legami con la setta islamica Boko Haram. Non è però ancora chiaro chi sia stato effettivamente responsabile del rapimento. Secondo quanto riferisce un ufficiale di sicurezza nigeriano, dopo il blitz sono state arrestate tre persone. L’operazione, spiegano invece i residenti, è durata circa nove ore. Le forze militari, raccontano, hanno utilizzato armi pesanti e anche un veicolo corazzato per cercare di colpire la struttura dove i due erano sotto sequestro. Le pareti vicino alla porta di ingresso della casa oggi sono ancora sporche di sangue. Buchi di proiettile di grosso calibro sono visibili sulle pareti. Secondo gli abitanti, i due ostaggi sarebbero stati uccisi in una stanza nel retro dell’edificio.
Tra i principali dubbi ancora da chiarire c’è proprio l’esatta dinamica dell’uccisione di McManus e Lamolinara. Secondo le autorità britanniche, riferisce il portavoce di Cameron, “le prime indicazioni sono che entrambi sono stati uccisi dai loro sequestratori prima che potessero essere raggiunti”. Questo escluderebbe la possibilità che siano stati colpiti dal fuoco incrociato della sparatoria ingaggiata tra sequestratori e militari. La versione di Londra è però ancora tutta da accertare. Ed è proprio in questa direzione che dovrà lavorare l’Italia. Il ministro della Difesa britannico Philip Hammond promette che presto analizzerà le circostanze dell’operazione e ne discuterà con le autorità italiane. Intanto insiste, come i colleghi di governo, su necessità di intervenire. “Avevano informazioni secondo cui (gli ostaggi, ndr) stavano per essere spostati e forse uccisi. Quindi – ha detto ai microfoni della Bbc – la decisione è stata di andare avanti, consapevoli ovviamente che c’erano alti rischi. Le operazioni di recupero di ostaggi comportano sempre rischi elevati, ma la decisione presa è stata che agire era la migliore possibilità di salvare le loro vite”.
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