Wah Thin Kha (Birmania), 1 apr. (LaPresse/AP) – I sostenitori di Aung San Suu Kyi stanno festeggiando dopo la chiusura delle urne in Birmania. Il partito della leader democratica, la Lega nazionale per la democrazia, ha infatti annunciato la sua conquista di un seggio in Parlamento alle elezioni suppletive necessarie ad assegnare 45 seggi vacanti. Secondo i primi dati, mostrati su un tabellone luminoso sopra al quartier generale del partito, a Rangoon, la Suu Kyi è in testa con il 65% delle preferenze in 82 dei 129 seggi elettorali della sua circoscrizione. Le statistiche non sono però ufficiali e la commissione elettorale deve ancora pronunciarsi.
Se confermata, la vittoria della 66enne Suu Kyi potrebbe rappresentare un vero e proprio slancio verso una prima riconciliazione nazionale, dopo i suoi 25 anni di lotta, molti dei quali passati agli arresti domiciliari. E potrebbe spingere i Paesi occidentali a riconsiderare le sanzioni economiche imposte sulla Birmania anni fa. Qualche apertura verso la democrazia si è già comunque vista negli ultimi mesi dopo che lo scorso anno i militari hanno lasciato la guida del potere al governo di Thein Sein che ha dato l’ok alla liberazione di alcuni prigionieri politici, firmato tregue con i gruppi ribelli e aperto un dialogo diretto con la Suu Kyi.
A Wah Thin Kha, uno dei tanti villaggi poveri a sud della capitale Rangoon, che il premio Nobel per la pace è in lizza per rappresentare, centinaia di elettori si sono messi in fila fuori da un edificio scolastico per scegliere la Suu Kyi o l’avversario Soe Min, ex medico dell’esercito, candidato del partito al governo. La leader democratica ha passato la notte nel piccolo villaggio e quindi ha fatto visita in mattinata al seggio elettorale, salutando una folla di sostenitori. Ha parlato brevemente con gli elettori, quindi è tornata in auto per far ritorno nella capitale. Molti residenti sono poveri contadini che lamentano la mancanza di prime necessità, come elettricità, acqua corrente o strade asfaltate. Ma sperano che Suu Kyi, se eletta, possa migliorare la situazione. Se entrerà in Parlamento, la leader della Lega nazionale per la democrazia potrà cercare di esercitare la sua influenza politica sul governo dall’interno, ma il rischio è che legittimi un regime contro cui lotta da decenni, guadagnando in compenso ben poco potere legislativo.
Venerdì la Suu Kyi aveva detto ai giornalisti di sperare “di vincere contro i militari per fare loro capire che è necessario lavorare insieme se si vogliono la pace e il progresso”. I militari, ha continuato la leader democratica, devono capire che “il futuro di questo Paese è il loro futuro e che le riforme in questo Paese riguardano anche loro”. Le elezioni di oggi sono le prime che vedono la partecipazione della Lega nazionale per la democrazia dalla schiacciante vittoria elettorale del 1990. In quell’occasione i militari annullarono i risultati e misero la Suu Kyi agli arresti. Il partito ha boicottato il voto del 2010, ma a gennaio il governo ha modificato le leggi elettorali, aprendo così la strada al voto di oggi. Sempre venerdì la leader democratica ha sollevato dubbi sull’effettiva correttezza del voto, sostenendo che difficilmente si potrà considerare libero o giusto, a causa delle diverse intimidazioni e irregolarità registrate durante la campagna elettorale.
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