Berlino (Germania), 26 mag. (LaPresse/AP) – Il criminale di guerra nazista di origine olandese Klaas Faber, il terzo principale ricercato sulla lista del centro Simon Wiesenthal, è morto in Germania all’età di 90 anni. Lo riferisce a condizione di anonimato un funzionario dell’ospedale di Ingolstadt, dove l’uomo viveva. Faber era stato condannato nel 1947 in Olanda per il coinvolgimento in 22 omicidi e per aver aiutato gli occupanti nazisti. La condanna a morte gli fu commutata in ergastolo, ma nel 1952 riuscì a scappare in Germania, dove ha vissuto in libertà fino alla morte nonostante i ripetuti tentativi di ottenerne l’estradizione. Recentemente la procura di Ingolstadt aveva presentato una richiesta per fargli scontare la pena in Germania.

La moglie, Jacoba, ha riferito al sito d’informazione olandese Nieuwe Pers che Faber è morto in ospedale giovedì. Nato in Olanda il 20 gennaio del 1922, Klaas Faber era stato condannato per omicidi commessi fra il 1944 e il 1945 in tre luoghi diversi. Sei delle uccisioni erano state compiute nel campo di transito di Westerbork, dal quale passarono migliaia di ebrei olandesi tra cui Anna Frank prima di essere trasferiti nell’Europa dell’est. Secondo il centro Wiesenthal, Faber si arruolò come volontario nelle SS dopo che la Germania invase l’Olanda durante la seconda guerra mondiale. Prestò inoltre servizio nel Sicherheitsdienst, l’agenzia di intelligence interna nazista, e nell’unità delle SS soprannominata con il nome in codice ‘Silbertanne’ (cioè abete d’argento). Si trattava di un gruppo composto da 15 uomini, la maggior parte dei quali olandesi, incaricato di compiere rappresaglie per gli attacchi compiuti dalla resistenza olandese contro i collaborazionisti.

A salvare Faber dai numerosi tentativi di ottenere la sua estradizione in Olanda in virtù di un mandato d’arresto europeo fu il fatto che aveva anche la cittadinanza tedesca. L’aveva infatti ottenuta per aver prestato servizio in Germania durante la guerra e per l’estradizione dei cittadini tedeschi è necessario avere il consenso della persona che dovrebbe essere trasferita. La prima richiesta di estradizione fu avanzata dall’Olanda nel 1954, ma la Germania dell’Ovest la respinse proprio perché si trattava di una persona con cittadinanza tedesca. Nel 1957, inoltre, un tribunale di Duesseldorf rifiutò i tentativi di portare Faber a processo in Germania, sostenendo che non ci fossero prove sufficienti a suo carico.

Nel 2004 l’Olanda chiese di fargli scontare una pena in carcere in Germania, ma la richiesta fu respinta e nel 2006 la procura di Monaco di Baviera ricevette dall’Olanda un nuovo fascicolo con prove con la richiesta di valutare la riapertura del caso. I procuratori, tuttavia, stabilirono che Faber non era colpevole di omicidio doloso, ma di omicidio colposo e quel reato era già caduto in prescrizione. Nel 2010, infine, l’Olanda presentò nuovamente richiesta di estradizione usando un nuovo mandato d’arresto europeo, richiesta che venne rigettata ancora adducendo come motivazione il fatto che Faber era cittadino tedesco.

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