New York (New York, Usa), 27 mag. (LaPresse/AP) – Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite si è riunito a porte chiuse per una riunione di emergenza sul massacro avvenuto venerdì a Houla, in Siria. Al termine della riunione, i membri del Consiglio hanno emesso un comunicato di condanna per la strage, in cui accusano le forze del governo siriano per i bombardamenti. I dubbi sulle responsabilità, sollevati soprattutto dalla Russia, hanno tuttavia reso più difficili i lavori.
La decisione di convocare la riunione è stata presa proprio dopo che la Russia ha chiesto un aggiornamento sui fatti da parte del generale Robert Mood, che guida la missione degli osservatori Onu sul territorio siriano, prima di emettere qualsiasi nota di condanna che riconoscesse come unico responsabile il governo di Bashar Assad, proposta in un primo momento da Regno Unito e Francia.
Durante il suo intervento al Consiglio, ha spiegato ai giornalisti Hervé Ladsous, sottosegretario dell’Onu per le missioni di pace, Mood ha fornito nuovi dettagli sulla strage. Le vittime, secondo quanto riportato dagli osservatori presenti sul luogo, ha detto Mood, sono circa 108. Tra i morti, ha riferito ad Associated Press Ahmad Fawzi, portavoce di Kofi Annan, inviato speciale di Onu e Lega araba per la Siria, 49 sono bambini e 34 sono donne. Mood, che ieri aveva parlato di almeno 32 bambini sotto i dieci anni e 60 adulti tra le vittime, ha quindi confermato che a Houla sono stati sparati colpi di artiglieria e di carri armati.
Una versione ribadita anche dai diplomatici britannici. Dalle informazioni in possesso del governo di Londra, ha detto l’ambasciatore del Regno Unito all’Onu, Mark Lyall Grant, parlando con i giornalisti prima della riunione del Consiglio, “sembra abbastanza chiaro che il massacro di Houla sia stato causato da bombardamenti pesanti e dall’artiglieria del governo e, quindi, dai carri armati”. “Ci aspettiamo – ha continuato Grant – che l’aggiornamento che avremo dal generale Robert Mood lo confermi. Se sarà così lo condanneremo totalmente”.
Più cauta e diffidente era stata la Russia. “C’è motivo di credere – ha dichiarato prima dell’incontro il vice ambasciatore russo all’Onu, Alexander Pankin – che la maggior parte di coloro che sono morti (a Houla, ndr), siano stati colpiti con armi da taglio, o uccisi con colpi a bruciapelo”. “Il numero dei feriti – ha aggiunto – non corrisponde a quello che ci si potrebbe aspettare in termini di distruzione. Non si possono avere uno o due case distrutte e 500 feriti da schegge di granata. Dobbiamo stabilire se siano state le autorità siriane, prima di dirci d’accordo su qualcosa”. Grant e Pankin, hanno comunque convenuto sul fatto che l’attacco rappresenta una violazione della legge internazionale, a prescindere da chi ne sia il responsabile.
Oggi il governo di Damasco ha negato con forza di essere dietro al massacro e ha annunciato la formazione di una commissione di inchiesta sul caso. Intanto domani arriverà in Siria Kofi Annan. “Neghiamo categoricamente ogni responsabilità delle forze del governo nel massacro”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Jihad Makdissi, secondo cui la Siria è soggetta a uno “tsunami di bugie” che accusano il governo. A Houla, ha continuato il portavoce, “bambini, donne e altre persone innocenti sono state uccise nelle proprie case, e questo non è ciò che fa l’esercito siriano. Il metodo degli omicidi è stato brutale”. “Centinaia di uomini equipaggiati con armi automatiche, mortai e missili anticarro”, ha spiegato Makdissi, hanno lanciato l’attacco in modo simultaneo da diversi luoghi, iniziando attorno alle 14 e continuando per nove ore. Cinque postazioni dell’esercito nell’area, ha quindi aggiunto, sono finite sotto attacco nello stesso momento, tre soldati sono morti e altri 16 sono rimasti feriti. “Non c’erano carri armati o artiglieria dell’esercito siriano nelle vicinanze” di Houla, ha continuato il portavoce del ministero, sostenendo che gli assalitori armati hanno utilizzato missili anticarro e “le truppe siriane hanno reagito in difesa delle proprie posizioni”.
Non si fermano comunque le violenze. Secondo quanto riferiscono gli attivisti, l’esercito avrebbe attaccato oggi le città di Hama e Rastan, nel centro del Paese. L’Osservatorio siriano per i diritti umani e i Comitati di coordinamento locali hanno riportato inoltre scontri tra truppe e ribelli ad Hama, ad Harasta, sobborgo di Damasco, e nel distretto di Midan, nel centro della capitale.
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