Bangkok (Thailandia), 29 mag. (LaPresse/AP) – Dopo aver passato 24 anni senza uscire dalla Birmania, oggi Aung San Suu Kyi ha raggiunto la Thailandia per il suo primo viaggio oltre confine. Un tour che, dopo un breve ritorno in patria, la vedrà ripartire alla volta dell’Europa. L’arrivo a Bangkok è avvenuto nella notte ora locale, le 17 ora italiana, dopo un volo durato 85 minuti. La leader dell’opposizione birmana passerà diversi giorni in Thailandia, dove venerdì interverrà al Forum economico mondiale sull’Asia dell’Est. Quindi, a metà giugno, arriverà nel Vecchio continente dove farà tappa a Ginevra e Oslo. Nella capitale norvegese riceverà finalmente il premio Nobel per la Pace vinto 21 anni fa. Sarà poi a Dublino, dove si affiancherà al leader degli U2, Bono Vox, in occasione di un concerto in suo onore. In Inghilterra, quindi, avrà l’onore di tenere un discorso a entrambe le Camere del Parlamento. Il ministro degli Esteri francese ha fatto sapere che ci potrebbe essere anche una tappa a Parigi.
La Suu Kyi non esce dai confini della Birmania dall’aprile 1988, quando rientrò nel Paese per assistere la madre in fin di vita. Fino ad allora aveva condotto uno stile di vita internazionale. Cresciuta in India, dove la madre era stata ambasciatrice, ha poi frequentato l’università a Oxford, lavorato per le Nazioni unite a New York e Bhutan, quindi sposato l’accademico britannico Michael Aris e cresciuto due figli in Inghilterra. Tornò in Birmania non appena scoppiata una rivolta contro il regime militare. Figlia del generale Aung San, eroe dell’indipendenza del Paese, è stata in prima linea delle manifestazioni fino a quando il regime ha represso le proteste e lei è stata rinchiusa agli arresti domiciliari nel 1989. Negli ultimi due decenni è diventata la più celebre prigioniera politica del mondo. Durante i periodi di libertà di cui ha potuto godere ha comunque rifiutato le opportunità di recarsi all’estero, perché non le sarebbe stato consentito di tornare in patria.
L’impegno personale della Suu Kyi ha avuto anche un costo forte per i suoi affetti. Quando il marito è morto di cancro nel 1999 in Inghilterra, lei comunque è rimasta in Birmania. I due l’ultima volta si videro nel 1995, dopo che la giunta negò un visto all’uomo. Dopo il rilascio dagli arresti domiciliari nel 2010, la Suu Kyi è riuscita a incontrare il figlio minore, Kim Aris, dopo dieci anni di separazione. Anche a lui la giunta non aveva concesso un visto. La tappa inglese del viaggio della leader dell’opposizione birmana includerà anche alcuni momenti familiari, come la celebrazione del 67esimo compleanno il 19 giugno, proprio dove il figlio Kim ancora vive.
Gli aiutanti della Suu Kyi hanno reso disponibili per ora pochi dettagli sul viaggio, spiegando però che la donna avrà con sé medicinali per prevenire la nausea. “Soffre facilmente di mal d’aria e di mal di mare. Dovrà portare con sé delle medicine per prevenirli”, rivela Win Htein, funzionario della Lega nazionale per la democrazia, il partito birmano a cui appartiene la leader dell’opposizione, aggiungendo: “Non sembra però molto emozionata”.
Inizialmente la Thailandia non era stata inclusa nell’itinerario, ma la scorsa settimana la Suu Kyi ha deciso di prendere parte al forum economico. Il suo intervento alla conferenza aveva minacciato di sovrastare quello del presidente birmano, Thein Sein, ma quest’ultimo ha cancellato la sua partecipazione lo scorso fine settimana, sostenendo di dover occuparsi di “questioni urgenti” in patria, ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri thailandese, Thani Thongphakdi. Il presidente ha quindi programmato una nuova visita in Thailandia per la prossima settimana.
Thein Sein ha preso il potere lo scorso anno dalla giunta militare, in seguito alle elezioni. Da allora ha sorpreso gran parte del mondo, dando il via una serie di riforme, anche se i leader militari controllano ancora gran parte del Paese. Dal suo rilascio, Aung San Suu Kyi ha ricevuto in Birmania la visita di diverse figure di spicco straniere, come il segretario di Stato Usa Hillary Clinton a dicembre e il primo ministro britannico David Cameron ad aprile.
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