Beirut (Libano), 3 giu. (LaPresse/AP) – Il presidente siriano Bashar Assad è tornato a fare sentire la sua voce con un discorso in Parlamento, il primo intervento pubblico dallo scorso 10 gennaio. Assad ha fatto riferimento al massacro di Hula, che ha sollevato l’indignazione internazionale spingendo a nuove condanne contro le violenze in Siria. Neanche dei “mostri” avrebbero compiuto un “brutto crimine” quale è il massacro di Hula, ha affermato Assad, che ha negato ogni responsabilità del governo nella strage. “Non ci sono parole in arabo né in altre lingue che possano descriverla”, ha aggiunto. A Hula, nel centro della Siria, lo scorso 25 maggio sono state uccise almeno 108 persone, la maggior parte bambini e donne, e l’Onu sostiene che ci siano forti sospetti che la responsabilità, almeno per alcune delle uccisioni, sia da attribuire a uomini armati pro-regime. “Se non proviamo il dolore che stringe il cuore, come io lo provo, per le scene truci specialmente dei bambini, allora non siamo esseri umani”, ha detto il presidente.

LA TESI DEL COMPLOTTO STRANIERO.
Nel suo discorso, trasmesso in diretta televisiva, Assad ha poi riproposto dei motivi spesso presentati nei suoi precedenti discorsi. Ha accusato “forze esterne” di stare dietro alla crisi che sta attraversando il suo Paese e ha affermato che si tratta della situazione peggiore che la Siria si trova ad affrontare dalla fine del colonialismo. La Siria sta affrontando una “vera e propria guerra” guidata da “forze esterne”, ha detto. “Ci è stata imposta una battaglia e il risultato è stato questo spargimento di sangue al quale stiamo assistendo”, ha aggiunto.

PORTE APERTE ALL’OPPOSIZIONE. Assad ha poi aperto all’opposizione, ma in modo condizionato. Le porte di Damasco sono aperte al dialogo con l’opposizione, ma solo se i partiti non hanno alcuna agenda concordata con potenze straniere e non sono coinvolti nel terrorismo, ha detto. Il dialogo fra governo e opposizione è uno dei punti chiave previsti dal piano di pace promosso dall’inviato speciale di Onu e Lega araba per la Siria Kofi Annan.

L’ATTACCO AI MANIFESTANTI. Subito dopo Assad ha però puntato il dito contro i manifestanti antigovernativi che hanno portato avanti la rivolta contro di lui negli ultimi 15 mesi. “Questa libertà che loro chiedono si è trasformata in resti umani dei nostri figli e questa democrazia della quale parlano sta ora annegando nel nostro sangue”, ha affermato. Difendendo il suo governo dalle accuse della violenta repressione ha fatto inoltre un paragone con i medici. “Quando un chirurgo in sala operatoria taglia e pulisce e amputa e le ferite sanguinano, noi gli diciamo ‘le tue mani sono macchiate di sangue?’ o lo ringraziamo per aver salvato il paziente?”. Infine il riferimento ai terroristi. “Perché la Siria guarisca dobbiamo combattere il terrorismo. Non saremo clementi, perdoneremo solo chi rinuncia al terrorismo”, ha detto.

13MILA MORTI SECONDO GLI ATTIVISTI. Assad, 46 anni, ha ereditato il potere dal padre Hafez nel 2000 e il suo discorso di oggi dimostra la sua volontà di rimanere stabile nelle sue posizioni nonostante i sempre più frequenti appelli della comunità internazionale e le recenti condanne. Secondo l’ultima stima delle Nazioni unite a marzo, dall’inizio della rivolta sono state uccise 9mila persone, ma da allora sono state registrate altre centinaia di morti. Gli attivisti hanno fissato il bilancio dei morti a 13mila.

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