Beirut (Libano), 11 giu. (LaPresse/AP) – Kofi Annan si è detto “gravemente preoccupato” per le ultime violenze registrate in Siria, in particolare i bombardamenti di aree di Homs, e gli attacchi da elicotteri e carri armati, e a colpi di mortaio, sulla città di Haffa, nella provincia di Latakia, sulla cosa mediterranea. “Ci sono indicazioni che un grande numero di civili sia intrappolato in queste città”, si legge in una nota diffusa oggi dall’inviato speciale di Onu e Lega araba. Annan ha quindi sottolineato l’escalation di combattimenti da parte sia del governo che dell’opposizione, e ha chiesto a entrambe le parti di “intraprendere tutti i passi necessari a garantire che i civili non vengano colpiti”.

Per la giornata di oggi, gli attivisti parlano di oltre 50 persone uccise in tutto il Paese, con violenze in particolare nelle province di Homs, Idlib e Latakia. Secondo i racconti degli attivisti, le truppe siriane avrebbero attaccato la città di Rastan, in provincia di Homs, con attacchi da elicotteri. Video amatoriali pubblicati online mostrano effettivamente bombardamenti su aree residenziali della zona di Homs. Nelle immagini è possibile vedere fuoco ed esplosioni nell’aria. Inoltre, secondo quanto riferisce Sausan Ghosheh, portavoce degli osservatori Onu in Siria, ci sono notizie di donne e bambini intrappolati proprio a Homs.

Duri commenti sulle ultime violenze sono arrivati dagli Stati Uniti. Il governo siriano, ha commentato la portavoce del dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland, sta usando “nuove tattiche orribili”. La Nuland ha quindi espresso preoccupazione per la possibilità che il regime “stia organizzando un altro massacro” nella provincia di Latakia, dove agli osservatori dell’Onu è stato impedito di entrare. Parlando con i giornalisti a Washington, la portavoce ha paragonato la situazione in Siria a quella della Bosnia negli anni ’90. “Le persone saranno ritenute responsabili”, ha commentato. La Nuland non ha voluto dire però se Usa o altri Paesi della comunità internazionale possano prendere misure preventive.

Decisa anche la reazione britannica. Il Regno Unito, ha dichiarato il segretario agli Esteri William Hague in un discorso al Parlamento, si concentra sui mezzi diplomatici, ma “non escluderà nessun’altra opzione che potrebbe fermare lo spargimento di sangue” in Siria. Il regime del presidente siriano Bashar Assad, ha affermato Hague, “sta tentando con un’assoluta disumanità di seminare terrore” tra gli oppositori. Ci sono inoltre, ha aggiunto il segretario, prove credibili di abusi dei diritti umani e di attacchi a sfondo settario da parte di combattenti dell’opposizione, nonché segnali che gruppi legati ad al-Qaeda abbiano condotto attentati “destinati a inasprire le violenze”. Hague ha quindi fatto appello alla Russia affinché usi la propria influenza con Assad e ha avvertito che il piano di Mosca di organizzare una conferenza internazionale potrebbe permettere “al regime di guadagnare tempo e uccidere altre persone innocenti”.

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